«Un elevato numero di contagi non si traduce necessariamente in un’emergenza sanitaria».
Lo ha detto all’Adnkronos Salute Alberto Zangrillo, primario di terapia intensiva e rianimazione dell’Irccs San Raffaele di Milano e prorettore dell’università Vita-Salute.
Qual è la situazione oggi? «Io lavoro e osservo: le strutture sanitarie della mia regione non sono in sofferenza. Dal 22 dicembre nel mio ospedale ricoveriamo una media di 4 pazienti Covid al giorno. I medici sul territorio fanno la loro parte e purtroppo continuano a morire molte persone indipendentemente dall’infezione virale”, fa notare Zangrillo. E riguardo alla possibilità che si entri automaticamente in zona rossa con 250 nuovi contagiati per 100.000 abitanti lo specialista obietta: “Io sono un povero medico ospedaliero che si preoccupa di gestire con tempestività e qualità la diagnosi e la terapia della patologia. Ma credo che la mitigazione dell’incidenza di patologie gravi da infezione virale dipenda nell’ordine: da cure corrette e tempestive, dalla responsabilità di ognuno e solo in casi estremi si debba applicare la misura coercitiva su base cromatica», ha risposto Zangrillo.
«Un elevato numero di contagi non si traduce necessariamente in un’emergenza sanitaria. Convivere con i virus, non con il virus richiede: nervi saldi, grande attenzione ai numeri della clinica, profilassi vaccinale con un piano realistico e non utopistico, credere nell’azione di un sistema sanitario che si occupi con tempestività e rigore di tutte le patologie. Basta con i titoli ad effetto dei media che servono solo a disorientare, spaventare e proporre banalità», ha concluso.
#Covid19, Zangrillo: "Numero contagi non è per forza emergenza sanitaria" https://t.co/0WakeJODXQ
— Alberto Zangrillo (@azangrillo) January 10, 2021