Covid, Crisanti a Sky TG24: ‘Contagi reali? 30mila al giorno. Confusione con test rapidi’

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La stima del report dei servizi segreti italiani secondo cui i contagi reali sarebbero circa il doppio di quelli rilevati “penso sia realistica”, secondo questa lettura infatti “dovremmo viaggiare intorno ai 30mila casi al giorno che è ragionevole, considerando anche il numero di decessi che abbiamo. Le persone che vengono a mancare infatti sono circa l’1.5-2 per cento del totale degli infetti”.

Così Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, ospite a “Buongiorno” su Sky TG24.

Secondo Crisanti “il numero di positivi dipende dal tipo di tamponi e la situazione è complicata dal numero dei test rapidi, che sono uno strumento di confusione di massa. La percentuale di positivi nei test rapidi è molto più bassa che nei molecolari, quindi questi test qualche problema ce l’hanno. Non si risolve il problema del controllo della trasmissione sul territorio con i test rapidi”.

“Il numero dei positivi – ha spiegato l’esperto – dipende anche dal tipo di tamponi che si fanno: se si utilizza uno strumento a bassa sensibilità è chiaro che se ne perdono un po’. Se poi si conteggiano i tamponi fatti in farmacia e quelli fatti come strumento di agibilità sociale è chiaro che viene tutto falsato, perché tra questi la frequenza dei negativi è molto superiore rispetto ai tamponi fatti per cercare i contatti”.

E i contagi non calano, perché “non ci sono misure sufficienti per farli calare. Abbiamo raggiunto un equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e la nostra di bloccarlo e rimaniamo su questi livelli, in equilibrio. Dipende dal risultato che si vuole raggiungere: se si vogliono mantenere le attività economiche in piedi e allo stesso tempo accettare un certo livello di trasmissione e pagare un prezzo di 500 morti al giorno, la cosa sta funzionando”. Per il docente di Microbiologia “le misure non si realizzano nel giro di 1-2 giorni. Serviva costruire un efficiente sistema di tracciamento e sorveglianza quando i numeri si erano abbassati. Questa cosa doveva essere fatta a maggio-giugno” ha detto ancora il professore.

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