Il dpcm sarà cambiato: ipotesi lockdown nel weekend, spostamenti limitati e negozi chiusi

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Il Dpcm che è stato varato il 6 marzo, sarà modificato. Il governo ha chiesto il parere al Comitato tecnico-scientifico che è stato convocato per questa mattina alle 9, e subito dopo saranno stabilite le nuove regole.

Tra le possibili restrizioni, potrebbe essere previsto il lockdown nei fine settimana e in tutte le aree dove i contagi settimanali sono superiori ai 250 per 100mila abitanti che diventano zona rossa.

Gli esperti stanno quindi valutando la possibilità di prevedere un lockdown in tutta Italia nei fine settimana, in cui aumenta la circolazione dei cittadini. Questo comporterebbe la chiusura dei negozi, dei bar e dei ristoranti anche in fascia gialla, mentre adesso è possibile tenere i locali pubblici aperti fino alle 18. Se il governo varerà questa modifica, il sabato e la domenica saranno consentiti soltanto l’asporto e la consegna a domicilio di cibi e bevande e sarà confermato il divieto di consumarli all’aperto e nelle adiacenze dei locali.

Si sta pensando anche di chiudere i grandi magazzini e i centri commerciali, ma anche di alcuni negozi, in tutte quelle regioni — anche in fascia gialla e arancione — dove si prevede la chiusura delle scuole.

In questa situazione di alto rischio, viene messa in discussione la scadenza per la riapertura di cinema e teatri, già fissata per il 27 marzo. La decisione definitiva sarà presa dopo il 20 marzo, quando si valuterà se le altre misure hanno funzionato.

L’istanza di palazzo Chigi agli scienziati ha evidenziato “il progressivo mutamento del quadro epidemiologico” e ha insistito “sulla necessità di implementare le misure di mitigazione e contenimento del virus”. Venerdì scorso, dopo aver analizzato il monitoraggio settimanale, l’Istituto superiore di sanità ha ritenuto “indispensabili” regole più strette per contrastare “l’aumento sostenuto della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità”.

Il Cts, nonostante le resistenze dei governatori, aveva già suggerito di adottare il parametro dei 250 contagi su 100mila per chiudere le scuole, i negozi e i luoghi di aggregazione. Un modo per evitare che i ragazzi che seguono le lezioni a distanza, si assembrino senza rispettare l’obbligo di indossare la mascherina e di rimanere distanziati come invece avviene quando sono in classe.

Più volte gli scienziati hanno evidenziato la necessità di limitare lo spostamento e i contatti tra le persone per contenere la trasmissione del virus. Infatti ribadiranno che in tutti i Comuni in cui viene decretata la zona rossa, bisognerà adottare il “modello Codogno”, con la possibilità di uscire di casa soltanto per “comprovate esigenze”, lavorative, di salute e situazioni di urgenza. Misure strettissime che prevedono la chiusura di tutte le attività «non essenziali». E l’ampliamento della «zona interdetta» ai Comuni limitrofi, pure se l’incidenza dei casi non è ugualmente elevata.

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