“Il picco è stato raggiunto e il momento di stabilizzazione della curva sta flettendo”.
Così il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, ha commentato l’andamento dell’epidemia di Covid in Italia.
“Ci vuole tempo per vedere una diminuzione del numero delle terapie intensive e dei decessi. Da metà aprile si pone una riflessione su temi come la scuola e su alcune misure restrittive che forse non hanno funzionato fino in fondo. Forse, e questo lo decideranno il Cts e il governo, avere ristoranti e bar ordinati potrebbe essere un modo per far prendere fiato ad una categoria colpita duramente dai lockdown. Si parla di riflessioni tra una quindicina di giorni se i contagi scenderanno”, ha osservato nel corso del programma televisivo DiMartedì su La7.
“Bisogna correre con le vaccinazioni soprattutto per le fasce più deboli, non possiamo tollerare di avere ospedali pieni di anziani che muoiono”, ha aggiunto, facendo sapere che “siamo arrivati a 300.000 mila dosi somministrate al giorno, dobbiamo arrivare a mezzo milione di dosi entro metà aprile”.
Intervenendo a Mattino5, il professore ha anche chiarito che “i dati relativi alla trombosi in chi è vaccinato” contro il Covid “sono esattamente uguali a quelli per la popolazione non vaccinata”.
“Ha fatto bene l’Italia a seguire quello che dice l’Ema, i benefici del vaccino AstraZeneca superano ampiamente i rischi. Le istituzioni non hanno aiutato, Aifa in 3 momenti diversi ha autorizzato il vaccino per 3 categorie diverse. Il dato britannico, con oltre 12 milioni di persone vaccinate tra Inghilterra e Scozia, hanno evidenziato che il vaccino è forte e sicuro”, ha sottolineato Bassetti.
“In generale sarebbe bene usare lo stesso vaccino per il richiamo. Moderna e Pfizer sono vaccini a Mrna, gli altri sono a vettore virale. Potrebbe bastare anche una sola dose, gli inglesi hanno somministrato la prima dose al maggior numero di persone e hanno rimandato la seconda. Chi ha avuto il covid dovrebbe avere una sola dose: chi ha fatto l’infezione, ha la stessa risposta anticorpale se riceve una o due dosi. È inutile, in qualche modo, sprecare una seconda dose”, ha spiegato l’infettivologo.