Sempre più difficile mangiare pesce italiano: addio al 40 per cento delle barche

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Per l’Italia, il mare è “fonte di sviluppo, di coesione sociale e inestimabile patrimonio ambientale. Va difeso e tutelato”.

Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, in occasione della Giornata del mare e della cultura marinara, domenica 11 aprile.

Proprio in questo frangente, Coldiretti ha lanciato un allarme: la flotta tricolore negli ultimi 30 anni ha perso il 40 per cento delle imbarcazioni “con un impatto devastante su economia e occupazione di un settore cardine del Made in Italy”, secondo quanto emerso dall’ultima analisi della Coldiretti Impresapesca.

“Il mare è una fonte fondamentale per la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese. In un periodo in cui la pandemia mette in crisi lo sviluppo dell’economia, il mare continua a consentire scambi commerciali e approvvigionamenti. La sua importanza è tornata evidente quando a causa di un incidente il canale di Suez non è stato percorribile – ha ricordato il ministro Giovannini – Per questo, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), abbiamo dedicato particolare attenzione allo sviluppo dei porti e al rinnovo della flotta in chiave sostenibile, in linea con le indicazioni europee e con il Green Deal”.

“Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante hanno ridotto il numero dei pescherecci italiani ad appena 12 mila unità – ha denunciato Coldiretti – mettendo a rischio il futuro del comparto ma anche la salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo gli arrivi dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori”.

La situazione è peggiorata con la pandemia e il conseguente crollo di oltre il 30 per cento degli acquisti di pesce da parte della ristorazione, reso più pesante dalle chiusure di aprile. Il risultato è una perdita di 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti.

A questi, bisogni aggiungere i costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Il calo non è stato compensato dall’aumento degli acquisti domestici del 6,7 per cento, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea relativi all’anno 2020.

Sono aumentati invece i consumi di prodotto surgelato del 17,6 per cento rispetto al +2,3 per cento del pesce fresco, inferiore anche rispetto alle conserve (tonno ecc.) in salita del 5,8 per cento e a quelli essiccati o affumicati, che guadagnano un +11,1 per cento. Il prodotto surgelato inoltre, in 9 casi su 10 arriva dall’estero.

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