In una intervista a La Repubblica il professor Fausto Baldanti del laboratorio di Virologia Molecolare del San Matteo di Pavia ha spiegato che ciò che «vediamo ci porta a pensare sempre più convintamente che il virus stia finalmente incontrando una fase che potremmo definire di declino».
«Come abbiamo notato più volte, la mutazione 484 ritorna. Quindi questo significa che più di tanto un virus non può trasformarsi nel punto in cui la proteina Spike aggancia le cellule. Abbiamo osservato che, se le mutazioni cominciano a ritornare nelle stesse posizioni, si è ad un punto in cui il virus potrebbe anche non evolvere« e che «le posizioni non possono mutare all’infinito perché sono in numero limitato. Ora stiamo osservando mutazioni che tornano negli stessi punti», ha spiegato l’esperto
«Questo suggerisce che il virus possa essere nella condizione di stare esaurendo le possibilità di mutazione che ha nella zona di aggancio della proteina. Parlo della mutazione 484, trovata per la prima volta nel gennaio scorso, che abbiamo riscontrato nella variante brasiliana, e poi anche in quella sudafricana, associata alla mutazione 417. Ed infine a quella indiana, associata alla mutazione 452», ha aggiunto.
Secondo Baldanti la speranza che «queste somiglianze siano l’indicazione che effettivamente il Covid che abbiamo conosciuto sia impossibilitato a mutare all’infinito, che stia esaurendo la capacità di sopravvivenza».
Covid: le varianti sono sempre più simili tra loro. Il virus perde colpi https://t.co/iLIm85TwhD
— Repubblica (@repubblica) May 7, 2021