Metalli pesanti nelle mascherine: i rischi per salute e ambiente

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Secondo stime a ribasso, nel corso del 2020 sarebbero state buttate nell’ambiente e in mare, almeno 1,65 miliardi di mascherine.

Lo rivela una nuova ricerca condotta dall’Università di Swansea, nel Galles, che mette in guardia sul contenuto di metalli pesanti nei dispositivi di protezione, che a contatto con l’acqua potrebbero rappresentare un rischio anche per la salute umana. Oltre al pericolo noto delle fibre di plastica che non si degradano con il tempo, e degli elastici che possono portare al soffocamento gli animali, le mascherine rilascerebbero negli oceani anche piombo, antimonio, cadmio e rame, secondo quanto fa sapere Repubblica.

Il professor Sarper Sarp, capo del progetto, ha dichiarato che “tutti noi dobbiamo continuare a indossare le mascherine perché sono essenziali per porre fine alla pandemia. Ma abbiamo anche urgente bisogno di più ricerca e regolamentazione sulla loro produzione, in modo da ridurre i rischi per l’ambiente e la salute umana”.

I vari test effettuati dall’università gallese, hanno rilevato la presenza di “livelli significativi di inquinanti in tutte le mascherine testate”, con la presenza di “micro e nano particelle e metalli pesanti rilasciati nell’acqua durante tutti i test”. Questi hanno “un impatto ambientale sostanziale” con danni per la salute pubblica, e anche a basse dosi possono essere tossici.

“L’esposizione ripetuta potrebbe essere pericolosa poiché le sostanze trovate hanno legami noti con la morte cellulare, la genotossicità e la formazione del cancro. La produzione di mascherine facciali in plastica usa e getta nella sola Cina ha raggiunto circa 200 milioni al giorno, in uno sforzo globale per contrastare la diffusione del nuovo virus Sars-CoV-2. Tuttavia, lo smaltimento improprio e non regolamentato di questi dispositivi è un problema di inquinamento da plastica che stiamo già affrontando e che continuerà ad intensificarsi” si legge nella ricerca.

“Molti degli inquinanti tossici trovati nella nostra ricerca hanno proprietà bioaccumulative quando vengono rilasciati nell’ambiente e i nostri risultati mostrano che i dispositivi di protezione potrebbero essere una delle principali fonti di questi contaminanti ambientali durante e dopo la pandemia di Covid-19”, si legge ancora nello studio.

I risultati sono stati definiti “piuttosto scioccanti” da un altro ricercatore che ha partecipato allo studio, il dottor Geraint Sullivan, come riporta Repubblica. Diverse le soluzioni proposte dagli esperti, tra cui un approfondimento a livello globale del tasso di inquinamento da mascherine, e dettare norme più severe per la produzione, lo smaltimento e il riciclaggio per ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla salute.

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