“Dobbiamo aspettarci altre pandemie, di virus provenienti da specie animali e che si diffonderanno per colpa del cambiamento climatico e per la violazione che stiamo perpetuando nei confronti del pianeta”.
Lo ha detto il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù, ospite di Lilli Gruber a ‘Otto e mezzo’ su La7 venerdì scorso.
“Credo sia più importante costringere le aziende del farmaco, soprattutto quelle che hanno ricevuto finanziamenti pubblici, a un trasferimento tecnologico a Paesi che possono realizzare vaccini e soprattutto renderli disponibili a prezzi molto bassi per coloro che non possono acquistarli”, ha anche detto il virologo.
Palù ha poi confermato quanto annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, e cioè che tra due mesi potremo togliere la mascherina: “I parametri biologici e clinici che misurano l’andamento della pandemia sono tutti in miglioramento. Ci sono anche 5 o 6 regioni che hanno meno di 50 casi per 100mila abitanti, il che vuol dire che si potrà fare il tracciamento. La curva sta scendendo in maniera lenta e progressiva, quindi penso che sia molto verosimile che ci potremo togliere le mascherine tra due mesi“.
Quanto all’ipotesi di allungare l’intervallo tra prima e seconda dose del vaccino anti covid, l’esperto ha detto: “Da raccomandazione, le seconde dosi dei vaccini mRna si possono fare dopo 21-28 giorni, si possono estendere fino al 42esimo giorno. Secondo un lavoro recente, dilatando fino a 80-90 giorni la seconda dose, soggetti con più di 80 anni avevano una risposta anticorpale 3 volte superiore”, dice Palù. “Per il momento questa è” solo “un’ipotesi. La cosa importante è che” le secondi dosi “si facciano come previsto e come indicato, entro i 42 giorni e non oltre”.
“Come medico e come ricercatore – ha poi aggiunto -, sono contrario alla sospensione dei brevetti, non credo che sospendendo la proprietà intellettuale avremo una risposta. Dove li fabbrichiamo i vaccini? Credo sia più importante costringere le aziende del farmaco, soprattutto quelle che hanno ricevuto fondi pubblici, ad un trasferimento tecnologico a Paesi che possono realizzare vaccini e metterli a disposizione a prezzi accessibili”.