Barbara Lezzi: «Draghi è un pupazzo nelle mani di Confindustria e del suo consigliere Francesco Giavazzi»

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«Draghi è un pupazzo nelle mani di Bonomi (Confindustria) e del suo consigliere economico Francesco Giavazzi che mena vanto di influenzare ogni decisione del Mario Nazionale tant’è che si è stabilmente installato al piano nobile di Palazzo Chigi con la finestra spalancata sulla colonna di Marco Aurelio».

Così su Facebook la senatrice Barbara Lezzi.

«Giavazzi è un personaggio che, se potesse, privatizzerebbe, usando il criterio del massimo ribasso, pure la Presidenza della Repubblica.
Mario Draghi non legge nemmeno i decreti che approva. Due giorni fa, dopo oltre un mese di attesa, è stato dato il via libera al decreto Sostegni 2 che conteneva la norma per il blocco dei licenziamenti. A questo punto intervengono Giavazzi e le telefonate da Confindustria per ordinare a Draghi di cambiare passo ed è così che il Presidente fa ingoiare ai partiti l’articolo sui licenziamenti e lo riscrive sotto dettatura dei suoi padroni», ha concluso Lezzi.

Barbara Lezzi attacca Roberto Marti, uomo di fiducia di Salvini in Salento

«Questo è Roberto Marti, uomo di fiducia di Salvini in Salento. Quest’uomo, senatore leghista, è indagato dalla Procura di Lecce per una brutta storia che lo riguarda nell’ambito del suo ruolo di assessore al comune di Lecce».

Così su Facebook la senatrice Barbara Lezzi condividendo una foto di Marti in compagnia del leader della Lega, Matteo Salvini.

«I fatti sono vecchi di quasi dieci anni ma Marti, dapprima deputato e ora senatore, ha potuto far passare, in qualità di parlamentare, molto tempo tra richieste di autorizzazione rimbalzate tra Camera e Senato. Secondo la Procura, ci sarebbe stato un ruolo di Marti nello scambio di voti con alloggi popolari e dell’assegnazione di un immobile sequestrato alla Mafia proprio ad un boss», ha scritto ancora Lezzi.

Ieri «si è votata, qui in Senato, l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni da parte della Magistratura. La relazione da votare approvata dalla Giunta, purtroppo, ha previsto l’esclusione di alcune di queste registrazioni.
Ho deciso di votare a favore perché, se non fosse stata approvata come è stato, sarebbe tornata in giunta, con esiti ancora più incerti ma, soprattutto, dando sponda alla strategia dilatoria di Marti tutta protesa alla prescrizione.
Questo non poteva avvenire con il mio voto», ha concluso.

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