Nel Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica, la Corte dei conti afferma che «in campo pensionistico sarebbe importante superare “in avanti” Quota 100, che andrà a scadenza a fine anno», confermando le «direttrici di fondo» della riforma Fornero.
«In una prospettiva ormai non troppo lontana — precisa la Corte — potrebbero porsi problemi di equità di trattamento tra assicurati che pur avendo iniziato a lavorare a pochissima distanza gli uni dagli altri (per esempio fine 1995 e inizio 1996) avranno l’opzione di lasciare il lavoro con diversi anni di differenza».
Nel report, i magistrati non stabiliscono un’età per l’uscita anticipata nel dopo Quota 100, ma parlano più volte del pensionamento anticipato a 64 anni con almeno 20 anni di versamenti, anche per chi rientra nel sistema misto, contributivo e retributivo.
Secondo altri, la strada da percorrere è quella di Quota 41, con la possibilità di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Un mese fa i segretari di Cgil, Uil e Cisl avevano presentato al Governo Draghi un documento in 11 punti con alcune ipotesi per superare Quota 100. Tra queste, vi è quella che prevede l’età di pensionamento flessibile a partire da 62 anni, oppure con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Di conseguenza, chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 può andare in pensione, senza penalizzazioni, mentre chi ha cominciato invece a lavorare dopo il 1996, con assegno interamente contributivo, si vedrebbe ridotto l’importo maturato per accedere alla pensione anticipata da 2,8 a 1,5 volte l’assegno sociale.
Sul tavolo ci sono sempre il contratto di espansione e l’isopensione, ovvero degli accordi tra aziende e sindacati che permettono di uscire dal lavoro fino a 5 o 7 anni prima, ma a condizione di un certo numero di nuove assunzioni.
Si valuta anche se ampliare la platea dei possibili beneficiari del contratto di espansione a più imprese nel 2022 e permettere a un numero maggiore di lavoratori di poter accedere a tale forma di pensionamento anticipato. Opzione Donna e Ape sociale dovrebbero essere rinnovate. Le altre ipotesi sono Quota 102 (che però sarebbe un evidente peggioramento per tutti rispetto a Quota 100, Quota 92 (a fronte di un ricalcolo interamente contributivo della pensione).
Pasquale Tridico, propone invece una doppia quota: si va in pensione a 62/63 anni con almeno 20 anni di contributi ma per la sola parte contributiva della pensione maturata, e la quota retributiva verrà resa disponibile raggiunti i 67 anni d’età.