“Forse, molte seconde dosi di AstraZeneca in questo momento non sono necessarie: molte delle persone che hanno fatto la prima dose non necessitano strettamente della seconda”.
Così Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervenendo a ‘Mattino Cinque’ su Canale 5.
“L’effetto protettivo di una sola dose di vaccino AstraZeneca secondo studi, ci dà una certa prospettiva di sicurezza. E, soprattutto, ce la dà se alla singola dose si documenta che la persona ha avuto una risposta anticorpale significativa”, ha spiegato l’infettivologo.
Secondo Galli, in ogni caso, “è probabile che il prossimo autunno si dovrà affrontare il problema Covid con vaccini più aggiornati”.
Secondo l’immunologo dell’università Statale di Milano Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, però “la cosa più pericolosa che si può fare è non fare la seconda dose”.
“Quello che sappiamo dal Regno Unito è che se si rimane con una sola dose c’è un’efficacia dimezzata rispetto alla variante inglese rispetto al fare la seconda dose. Ma con la variante indiana la protezione scende al 20%, mentre facendo anche la seconda, la protezione sale all’80%”, ha detto ad Agorà, su Rai3, Abrignani precisando poi che “in vaccinologia, la seconda dose eterologa è una regola ed è più efficace”.
Quanto agli Open Day vaccinali per i più giovani, Abrignani ha affetmat: “Non lo so se hanno esagerato, quello che so è che in Italia la Sanità ha un’organizzazione regionale. Questo per alcuni è un pregio e per altri un difetto. Per me, va contestualizzato: in un momento di pandemia, con un Paese bloccato, a mio modo di vedere servirebbe un decisore unico”. Anche perché, ha concluso, “non stiamo discutendo di cinquanta casi di meningite in Toscana o di mille casi di qualcosa in Sicilia ma stiamo discutendo di un Paese in ginocchio, con 126mila morti”. Quindi, “va bene la regionalizzazione della Sanità ma in un’emergenza occorre sempre una testa che decide”.