A Foggia sono stati arrestati un medico legale, con funzioni di componente della commissione di riconoscimento delle invalidità presso la locale sede dell’Inps, un funzionario amministrativo della locale sede dell’Inps e un dipendente di un locale patronato Caf.
I reati che sono stati contestati sono: corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiale, e truffa ai danni dell’Inps.
La polizia e la guardia di finanza, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale di Foggia.
Le indagini coordinate e dirette dalla procura della Repubblica, come spiegato in una nota, hanno accertato che il medico dell’Inps, insieme al funzionario dell’Ente del dipendente al patronato Caf nel ruolo di intermediari, hanno ricevuto denaro e/o altre utilità da alcuni soggetti, anche loro indagati, in cambio del riconoscimento d’invalidità totali anche in assenza di visita medica.
In particolare, si è accertato che una donna, conoscente del dipendente del patronato, ha dato 1.000 euro al medico dell’Inps e un telefono di altrettanto valore al funzionario amministrativo dello stesso ente, in cambio del riconoscimento dell’invalidità totale al proprio suocero, senza dover eseguire alcuna visita medica. Gli indagati hanno prodotto una serie di atti falsi in favore del congiunto.
È stato anche accertato che un’altra donna, avvocato, avrebbe promesso 3.000 euro, anticipando la somma di 1.700 euro in favore del medico dell’Inps e dei due intermediari, per far ottenere al proprio genitore lo stato di portatore di handicap permanente.
Dalle indagini è emerso, inoltre, che il medico dell’Inps, al fine di favorire un imprenditore, operante nel settore balneare del Comune di Manfredonia, ha attestato falsamente l’idoneità lavorativa di 7 dipendenti, redigendo falsi certificati predatati, in assenza visita medica. Infine, il medico dell’Inps è accusato di aver attestato falsamente la propria presenza in ufficio, percependo compensi per attività lavorative che, invece, non aveva svolto.
L’indagine prende avvio dall’incendio di un’autovettura, avvenuto nell’estate del 2019, di proprietà di una dottoressa che collaborava con l’Inps.