«Su alcuni giornali di oggi si leggono titoli e ricostruzioni totalmente false sui gravissimi fatti di Santa Maria Capua Vetere, con particolare riferimento all’attività svolta al tempo da me e dal ministero della Giustizia».
Così su Facebook l’ex Guardasigilli, Alfonso Bonafede.
«Preciso, come è già evidente e documentalmente provato, che il Ministero si è mosso immediatamente nel pieno rispetto delle prerogative e dell’indipendenza dell’autorità giudiziaria che ha portato avanti le indagini per accertare i fatti.
Ogni altra speculazione è totalmente infondata e per tale ragione adirò le opportune vie legali contro ogni falsità e strumentalizzazione nei miei confronti», ha concluso.
‘Il Giornale’ ha riportato quanto detto da una fonte ai vertici del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria:
«Prima di mettere in croce gli agenti di polizia penitenziaria bisognerebbe interrogarsi sulle responsabilità politiche del ministro Alfonso Bonafede. Pur sapendo quanto era successo a Santa Maria Capua Vetere il ministro è rimasto stranamente silente su questa vicenda per tutto il mandato. Eppure per risolverla bastava una sua visita al carcere, seguita dalla punizione dei responsabili e dalla denuncia alla magistratura. Anche perché i fatti erano in parte già noti. Mancavano i filmati, ma il resto si sapeva. C’è da chiedersi perché il ministro abbia deciso di non agire innescando un’inchiesta e una diffusione di filmati devastante non solo per la Polizia Penitenziaria, ma per l’immagine dell’Italia nel mondo».
La domanda – spiega ‘Il Giornale’ – «non arriva da Matteo Salvini che ieri è stato il primo a tirar in ballo l’ex ministro di Giustizia Alfonso Bonafede per la vicenda delle violenze sui detenuti del Reparto Nilo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. A proporre il quesito, invitando a darsi delle risposte, è una fonte del Giornale ai vertici del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria. La gravissima e prolungata inerzia del ministro grillino solleva infatti interrogativi inquietanti. Il principale riguarda l’identità di chi ai vertici del Dap o del Ministero di Giustizia, ha al tempo autorizzato l’azione punitiva».
una parte consistente del giornalismo italiano è pagata per mistificare la realtà, il problema sono i lettori di quella carta straccia o ascoltatori di quei programmi tv starnazzanti di oche giulive e pollame avariato, pagati un tot al Kg di menzogne, su cui gli ascoltatori-lettori creduloni formano le loro convinzioni da tifosi beoti.
Non mi dite che sono offensivo perchè riporto pari pari la realtà italiota, come riprovato dal boom dei consensi elettorali avuto dall’opportunista salvini che non perde occasione per cavalcare fatti e fattacci per avere i media su di lui, anche in questo caso la colpa è dei giornalisti specialmente RAI (pagati con soldi pubblici) che immancabilmente ad ogni suo rutto gli porgono il microfono per amplificare il rumore molesto.
se è vero quello che dice bonafede, che ritengo sincero , deve dimostrare quello che ha detto, il giornale a sua volta deve stare molto attento a quello che scrive, perche’ se bonafede ha ragione, avrebbe fatto l’ennesima figuraccia
in un Paese NORMALE la questione Bonafede-Di Matteo sarebbe stata risolta politicamente in meno di una settimana per capire chi dei due avesse ragione, stessa cosa per capire chi mentisse tra il Ministro Lotti o Marrone dirigente Consip.
Ma siamo in Italia dove tutto è possibile perfino uno stimatissimo Magistrato che ha giurato fedeltà allo Stato può allegramente telefonare in una leggiadra trasmissione tv per gettare ombre sull’operato di un Ministro della repubblica.
In un Paese Normale Lotti e Marrone sarebbero stati defenestrati dalle pubbliche Istituzione in meno di 24 ore, invece andrà tutto procrastinato con cavilli legali espedienti politici fino alla prescrizione?
Clesippo sono d’accordo con te.Poi l’avvocato Buonafede quereli i giornalisti (che parolona)servi dei padroni.