Green pass, Giorgia Meloni 4 mesi cambia da ‘primo passo per eliminazione restrizioni’ a ‘misura contro stato di diritto’

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Venerdì, Giorgia Meloni, presentando il suo libro al Caffè de La Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca), ha detto che con il green pass “stiamo picconando il nostro stato di diritto”, e che il messaggio del premier, Mario Draghi, che in conferenza stampa ha dichiarato che ogni “appello a non vaccinarsi è un appello a morire”, non erano altro che “parole di terrore”.

Eppure, il 19 marzo scorso, in una sua dichiarazione ripresa anche sul suo sito ufficiale, la leader di FdI difendeva la decisione di istituire un green pass perché “l’adozione omogenea di questa misura in tutta l’Unione europea comporterebbe finalmente il venir meno di tutte le restrizioni”.

In quell’intervento, la Meloni addirittura si opponeva a chi criticava il lasciapassare Ue che avrebbe permesso alle persone vaccinate con doppia dose da almeno 15 giorni, ai guariti e a coloro che avrebbero potuto esibire un tampone negativo, di tornare a viaggiare nei 27 Paesi dell’Unione: “Cosa aspetta la Commissione europea a richiedere la procedura d’urgenza al Parlamento europeo sul Certificato verde digitale? – si legge nel testo pubblicato sul suo sito – Non vorrei che il fuoco di sbarramento delle sinistre a cui è stato sottoposto ieri sera il commissario Reynders in Commissione LIBE sia la ragione di questo atteggiamento stranamente attendista. Il Certificato Verde segna un primo passo verso la definitiva eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione che tanto hanno danneggiato la nostra economia, segnatamente il settore turistico. Questo strumento deve essere implementato nel tempo più breve possibile, in modo che diventi effettivo già prima dell’inizio della stagione estiva, consentendo agli operatori di svolgere un’adeguata programmazione”.

“Purtroppo, i capricci ideologici delle sinistre di ogni gradazione di rosso stanno avendo la meglio su una misura fondamentale. Bisogna agire tempestivamente a livello legislativo, anche perché, quando sarà raggiunto un accordo definitivo sulla proposta tra Parlamento europeo e Consiglio, servirà altro tempo per predisporre questo strumento dal punto di vista tecnico – affermava quattro mesi fa – Vorrei rassicurare chi avanza legittime preoccupazioni sulle implicazioni che tale dispositivo potrebbe causare sul diritto dei cittadini alla non discriminazione: non stiamo parlando di un passaporto di immunità. Il green pass non crea alcun obbligo, né diretto né indiretto, alla vaccinazione. Ne è la prova la proposta di equiparare tre diversi tipi di certificati relativi al Covid-19: certificati di vaccinazione, risultati di tamponi e certificati di guarigione. D’altra parte, l’adozione omogenea di questa misura in tutta l’Unione europea comporterebbe finalmente il venir meno di tutte le restrizioni, dai viaggi al libero utilizzo di tutte le infrastrutture pubbliche e private. Non può esserci altra priorità”.

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