Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, fonti del comune di Voghera comunicano che la Prefettura non ha intenzione di rinnovare il porto d’armi all’assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici, che martedì 20 luglio in piazza Meardi ha ucciso sparando il 39enne Youns El Boussettaoui.
La giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Lapi si dovrà pronunciare sull’accusa, che al momento è eccesso colposo di legittima difesa, e sulla misura cautelare degli arresti domiciliari.
L’avvocato di Adriatici, Gabriele Pipicelli, ha chiesto che la misura venga revocata. Ieri a Voghera è stata indetta una manifestazione della comunità marocchina in solidarietà alla vittima e alla sua famiglia: “Con dolore e responsabilità – scrivono in una nota – la nostra comunità si impegnerà per rivendicare il diritto ad una convivenza civile e all’insegna del rispetto reciproco. Noi vogliamo sensibilizzare le istituzioni italo marocchine affinché siano garanti dello stato di diritto”.
“Non ho un ricordo preciso, non so come sia partito il colpo” ha detto Adriatici durante l’interrogatorio con la giudice, durato circa tre.
Attualmente, è certo che l’assessore alla Sicurezza girava abitualmente con la calibro 22 carica, addirittura con un colpo in canna e senza sicura, tanto che era stato soprannominato ‘sceriffo’.
Quella sera Youns El Boussettaoui aveva bevuto molto e, complici anche i suoi problemi mentali, sembra avesse cominciato a dare fastidio agli avventori del bar in cui era entrato, e avesse iniziato a discutere anche con l’assessore, al quale ha dato un pugno in faccia. A quel punto l’assessore ha sparato. Arrestato dai carabinieri con l’accusa di omicidio volontario, ha dichiarato di essere stato spinto e che il colpo è partito per sbaglio. Le dichiarazioni di Adriatici ora sono al vaglio degli inquirenti, che dovranno verificare quanto detto, soprattutto perché El Boussettaoui era disarmato e in evidenti condizioni di fragilità psichica. Si rimane in attesa della decisione della giudice.