Così reddito di cittadinanza e di emergenza hanno ridotto le disuguaglianze e il rischio di povertà

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Secondo quanto riportato dall’Istat, senza le misure pubbliche di sostegno al reddito nel 2020, l’impatto della pandemia sulle famiglie italiane, avrebbe aumentato ancora di più la povertà assoluta e la disuguaglianza.

Anche il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo in audizione alla Camera, ha detto: “I consumi finali delle famiglie hanno così subito un crollo di dimensioni mai registrate dal dopoguerra, con una diminuzione del 10,9 per cento che ne ha portato il valore a un livello di poco superiore a quello del 2009, e a quello del 1997 se considerato al netto dell’effetto della variazione dei prezzi.

La crisi ha colpito anche il mercato del lavoro: “L’occupazione, in crescita tra il 2014 e il 2019 a ritmi via via meno intensi, è diminuita drasticamente nel 2020 a seguito degli effetti recessivi della pandemia, i cui contraccolpi si sono estesi fino a gennaio 2021; da febbraio, l’occupazione è tornata a crescere, seppure in modo graduale”, ha spiegato il presidente dell’Istat.

Restano da recuperare ancora 735mila posti di lavoro: “tra febbraio e maggio 2021, il numero di occupati è cresciuto progressivamente e ha raggiunto i 22 milioni 427mila (+180mila, +0,8 per cento rispetto a gennaio 2021), un livello comunque inferiore di 735 mila unità (-3,2%) rispetto a quello pre-pandemia (febbraio 2020) e prossimo ai livelli occupazionali registrati a metà 2015” ha spiegato ancora il presidente.

Secondo lo studio dell’Istat, Reddito di emergenza, Bonus per lavoratori autonomi e colf, hanno contribuito insieme all’ampliamento del Reddito di cittadinanza e della cassa integrazione, a ridurre l’indice di Gini – utilizzato per misurare il livello di disuguaglianza – da 31,8 a 30,2 punti e il rischio di povertà dal 19,1 al 16,2 per cento.

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