Pensioni, le ipotesi per il dopo Quota 100 in vista della Legge di Bilancio

0
64

Si continua a discutere di pensioni, in vista della prossima Legge di Bilancio in ottobre. Senza una proposta alternativa, non appena ssarà conclusa la sperimentazione triennale di Quota 100, si tornerà alla vecchia legge Fornero.

Sindacati e parte della maggioranza – in particolare la Lega – chiedono l’introduzione della cosiddetta “Quota 41” dal 2022, che da la possibilità di uscita con 41 anni di contributi o con 62-63 anni d’età. Tuttavia l’Inps ha calcolato che questa misura costerebbe oltre 4,3 miliardi il primo anno e oltre 9,2 miliardi alla decima annualità, e secondo quanto riportato anche dal Sole 24 Ore, il ministero dell’Economia non sarebbe disposto a far passare interventi troppo costosi, soprattutto per evitare contrasti con Bruxelles.

Un’altra ipotesi è quella del pensionamento a 64 anni di età e almeno 36 di contributi, o in alternativa 20 di versamenti e un importo minimo del trattamento di almeno 2,8 volte l’assegno sociale. A non disdegnare questa proposta è l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo che nelle scorse settimane invitava anche la Corte dei Conti a prenderla in considerazione. Per l’Inps questa misura costerebbe 1,2 miliardi il primo anno con un picco di 4,7 miliardi al settimo anno.

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico propone invece un anticipo pensionistico per la sola quota di pensione contributiva maturata al raggiungimento dei 63 anni d’età, e almeno 20 anni di versamenti, con un importo minimo dell’assegno pari a 1,2 volte l’assegno sociale, e la parte retributiva arriverebbe a 67 anni. Il costo sarebbe di 443 milioni il primo anno, poco più di 2 miliardi il decimo.

Tra le soluzioni meno costose ci sarebbe la proroga dell’Ape sociale, estendendo anche la platea dei lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, per un totale che oscilla tra i 400 e gli 800 milioni l’anno. L’Ape sociale in ogni caso verrà prolungato di almeno un anno, e attualmente vi possono accedere alcune categorie di lavoratori in difficoltà dai 63 anni in su.

Per le lavoratrici resta ancora per tre anni la possibilità di uscire a 58 anni d’età e 35 di contribuzione, e in questo caso il calcolo dell’assegno è interamente contributivo.

Sulla tutela previdenziale dei giovani, le ipotesi sul tavolo vanno da una nuova forma di pensione di cittadinanza all’individuazione di un minimo pensionistico garantito.

Si parla anche di rendere fiscalmente più vantaggiosi i fondi pensione, mentre i sindacati propongono un silenzio-assenso che favorisca la destinazione del Tfr alla previdenza integrativa.

Tra le ipotesi che ha ricostruito il Sole 24 Ore figura anche quella di una nuova “pace contributiva”, che permette ai lavoratori in attività dal 1996 di sanare i vuoti nei versamenti contributivi; piace dalla Lega ed è stata introdotta dal governo Conte 1.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here