Non rispondere a un sms o ad un messaggio WhatsApp del centro per l’impiego che comunica la disponibilità di un posto di lavoro per un beneficiario del reddito di cittadinanza, potrebbe essere considerato al pari di un rifiuto ad accettare l’offerta di lavoro.
È questa una delle novità a cui si sta lavorando per rendere effettiva la condizionalità prevista dalle legge sul reddito di cittadinanza, ossia essere disponibili a lavorare nel caso arrivi un’offerta congrua. Dopo tre rifiuti il sussidio decade, ma se si è già nel periodo di rinnovo del sussidio, basta un solo rifiuto non giustificato per perdere l’assegno.
L’inserimento nel mondo del lavoro, fin ora è stato complicato. In primis perché con la crisi economica i posti di lavoro scarseggiano, in secondo luogo perché i navigator con le limitazioni dovute al Covid sono stati costretti a lavorare da casa. Inoltre, la piattaforma telematica promessa dall’ex capo dell’Anpal, Mimmo Parisi, non è mai stata realizzata, e la stragrande maggioranza dei beneficiari del Reddito ha una formazione scarsa (il 72 per cento si è fermato alla terza media) e quindi di difficile inserimento.
Infine vi è una concreta difficoltà da parte degli operatori dei centri per l’impiego a comunicare la disponibilità di un colloquio per un posto di lavoro, e soprattutto a verificare se la mancata risposta da parte del beneficiario del Reddito è dovuta a disinteresse, oppure a problemi nella ricezione della comunicazione. Ciò rende impossibile applicare la parte della norma che prevede la revoca del sussidio nel caso di tre risposte negative.
Così gli assessori regionali alle politiche del lavoro al ministro Orlando durante la riunione della settimana scorsa, hanno proposto di rendere legali le comunicazioni di messaggistica informale (sms, wa, mail) anche ai fini della mancata risposta.
I tecnici del ministero e dell’Anpal stanno studiando la fattibilità della proposta a prova di futuri contenziosi da parte dei beneficiari.
E agli extracomunitari,il RDC,glielo danno lo stesso?