Il contingente italiano in Afghanistan ha lasciato ieri la capitale Kabul, ormai sotto il controllo dei talebani. TPI ha raccolto la testimonianza di due afgani che per quasi dieci anni hanno lavorato per l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
Nel momento della fuga, questi due collaboratori insieme ai loro colleghi, sono stati lasciati indietro con la promessa di mandare presto un aereo per prenderli e portarli in salvo. Gli aerei del ministero della Difesa italiana sono effettivamente pronti a decollare ma la situazione all’aeroporto di Kabul è fuori controllo e nessun aereo è riuscito ad atterrare.
Gli aerei italiani infatti, partiranno solo se le condizioni lo permetteranno mentre è ancora incerto che le strade attorno allo scalo della capitale afgana rimarranno aperte.
Uno dei due collaboratori ha detto: “Gli italiani sono già usciti, hanno detto che in massimo 3 giorni dovevamo essere pronti per partire. Ma dopo 3 giorni che i talebani entrano a Kabul non ci saranno aerei, non ci sarà niente. Ci hanno inculato, ci hanno lasciato dietro e loro sono andati con calma in Italia”.
“Gli italiani – ha continuato – vanno a casa loro e restano tranquilli, ma noi come possiamo andare in aeroporto? Loro pensano che noi siamo stupidi, ma noi capiamo tutto. Hanno fatto solo un gioco con noi. Hanno giocato con la vita di 300 persone che moriranno e loro saranno i responsabili”.
Anche l’altro collaboratore ha confermato quanto detto dal collega: “Tutti sono scappati via, ci hanno lasciato dietro. La situazione è molto pericolosa, ho messo la mia famiglia in macchina per scappare ma come siamo usciti hanno cercato di spararci. Loro ci hanno lasciati, avevano promesso che finché noi eravamo qui ci sarebbero stati anche loro. Adesso non c’è l’ambasciata, non ci sono voli, non c’è niente. Dove devo andare? Cosa devo fare? Quando busseranno alla porta chiederò per favore di non ammazzarmi davanti ai miei figli”.