«Invece di decidere per lo stop dello smart working, il ministro Brunetta dovrebbe pensare a fare quello per cui è stato chiamato al Governo, ossia il ministro della Pubblica Amministrazione. Ci chiediamo se il ministro abbia ascoltato le opinioni dei dipendenti pubblici che in questi mesi di pandemia hanno lavorato egregiamente, anche stando a casa. Non si può pensare di fermare un processo di modernizzazione della società creando i presupposti di uno scontro tra dipendente pubblico e lavoratore privato, e il ritorno alla normalità non può essere concepito in un’ottica pre-Covid».
È quanto si legge in un post sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle.
«Il lavoro agile in questi mesi si è dimostrato indispensabile per prevenire il contagio e ha rappresentato un vantaggio sia per i dipendenti, sia per la Pubblica amministrazione, che ha visto ridurre notevolmente le spese», hanno spiegato i 5Stelle.
«Questo risultato, peraltro ribadito dallo stesso ministro Brunetta, va riconosciuto soprattutto all’ex ministra Fabiana Dadone. Dunque finché c’è lo stato di emergenza, prorogato sino al 31 dicembre, lo smart working dovrà continuare. Ma non solo, una volta terminata l’emergenza, bisognerà lavorare non per ritornare al Medioevo, ma per agevolare i dipendenti, pubblici e privati, a lavorare da remoto, ovviamente accompagnando il tutto con le dovute procedure di sicurezza digitale e attenzione alla cybersecurity», conclude il post.
Come riportato dal Sole 24 Ore «l’intenzione del ministro per la Pa Renato Brunetta però è chiara. Il titolare di Palazzo Vidoni aveva annunciato la volontà di un ritorno diffuso in presenza già nell’intervista a questo giornale il 1° agosto, e ha ripetuto il concetto a più riprese in diversi incontri. Anche martedì 31, commentando i dati Istat sul Pil, ha voluto ribadire che “questa crescita potrebbe essere addirittura superiore se si ripristinerà la modalità ordinaria di lavoro in presenza, tanto nel pubblico quanto nel privato””.
ammesso che brunetta non è in grado di migliorare nulla, si comprende da come esprime le sue idee lacunose sul rinnovamento della macchina pubblica-burocratica, ma anche fosse un genio non ci riuscirebbe comunque a traghettare l’Italia dei burosauri nel millennio del digitale, semplicemente perché è il contesto-Italia non aggiornabile, milioni di dipendenti statali hanno una forma mentis da macchina per scrivere (altri da carta carbone i più evoluti da ciclostile) non riusciranno a comprendere del tutto le potenzialità del sistema digitale, a partire da chi in alto al Governo, Regioni e poi fino alle Province, Comuni ecc… scrive Leggi e regolamenti.
In sintesi, è come mettere L. Hamilton a pilotare una Ford T del 1921 o viceversa un burosauro a pilotare una Mercedes da F1 del 2021.