Il professor Andrea Crisanti, direttore di microbiologia dell’università di Padova, è stato ospite ieri sera in collegamento con il programma Stasera Italia News, in onda su Rete 4.
Crisanti ha parlato in particolare dei vaccini: “Non ho delle perplessità sui vaccini, se lei mi dicesse che abbiamo un vaccino con l’efficacia dell’85-90 per cento, con una durata protettiva di un anno o più non potrei oppormi all’obbligo, sarei assolutamente favorevole”.
“Il problema – ha proseguito Crisanti – è che questi vaccini durano sei mesi, noi obblighiamo le persone a vaccinarsi ogni sei mesi, ma se si fa così bisogna investire in altre misure di contrasto, perché i vaccini sono utili, essenziali ma da soli non bastano. Il caso di Israele ci sta facendo vedere che i vaccini hanno dei limiti, bisogna esserne consapevoli, altrimenti non si dice tutta la verità. Sono favorevole alla vaccinazione, sono favorevole all’obbligo, con la terza dose se i dati di Israele dimostreranno che con la terza dose si risolve il problema della diminuzione della protezione. È chiaro che non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni sei mesi, è evidente che dobbiamo varare della misure nazionali per bloccare i contagi in maniera più efficace, ci dobbiamo porre il problema in maniera complessiva”.
Sulla terza dose, approvata in via ufficiale dall’Aifa, Crisanti ha osservato: “L’esigenza della terza dose parte dall’osservazione dei dati di Israele. Hanno effettuato una campagna di vaccinazione massiccia e tempestiva e ora ha il numero di casi per milione di abitanti più alto del Pianeta. Significa che la vaccinazione ha perso effetto, sebbene ci sia una parziale protezione nei confronti della malattia grave. Da qui nasce l’esigenza della terza dose, visto che sembrerebbe che il vaccino ha una durata di circa 6-8 mesi. Il tutto si è sovrapposto al problema delle varianti, che hanno sicuramente accelerato questo processo di progressiva inefficacia dei vaccini”.
Tuttavia, secondo l’esperto, sarebbe stato meglio aspettare: “Tra un mese, un mese e mezzo avremo i dati sulla terza dose in Israele e la protezione contro le varianti. Lì avrebbe senso fare la terza dose. Ma se i dati di Israele ci dicessero che la terza dose non dà protezione sufficiente si possono fare tre, quattro, cinque dosi… Si pone quindi il problema dell’aggiornamento dei vaccini più che quello della terza dose. Quindi terza dose sì, ma con vaccini aggiornati in grado di contrastare le varianti” ha concluso.