In occasione del G20 Salute che si è svolto il 5 e 6 settembre a Roma, presso i Musei Capitolini, si è parlato dell’antibiotico-resistenza, tra i principali problemi di sanità pubblica globale.
L’antibiotico-resistenza è la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici, di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza.
“La resistenza agli antibiotici è una pandemia silenziosa, una minaccia sempre presente”, ha affermato Stella Kyriakides, commissaria Ue per la Salute e la Sicurezza alimentare.
La resistenza può essere naturale o acquisita da una precedente esposizione all’antibiotico. Può essere accelerata da usi inappropriati e assunzioni senza consulto medico. Il patogeno modifica il bersaglio del farmaco (o lo sostituisce), produce enzimi che lo inattivano, usa sistemi che ne riducono l’ingresso al suo interno.
“Sono farmaci che vanno utilizzati in maniera corretta, solo quando necessari e dopo prescrizione medica. Meglio ancora con un antibiogramma a disposizione, test che riporta quanto quel batterio sia suscettibile a uno più antibiotici – afferma Paolo D’Ancona, primo ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità – In ospedale si stanno implementando programmi di Stewardship antibiotica, in cui gli infettivologici, o team dedicati, coordinano l’impiego di questi medicinali in tutto l’ambito assistenziale. Si parla di perfezionare scelta, dosaggio, via e durata di somministrazione. In comunità, invece, è più complicato. Nonostante l’obbligo di ricetta rossa, c’è un utilizzo eccessivo”.
“In Italia l’8 per cento dei ricoveri ospedalieri ha presentato un’infezione correlata all’assistenza, quasi sempre dovuta a patogeni resistenti, in genere malattie respiratorie, urinarie, del sangue o delle ferite chirurgiche. In passato si guardava molto ai batteri Gram positivi come lo Staphylococcus aureus. Oggi il vero pericolo viene dai Gram negativi, come Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter sp. e Klebsiella pneumoniae, in particolare KPC, resistenti alla classe antibiotica dei carbapenemi. Una situazione delicata, perché bisogna ricorrere a combinazioni o altri antibiotici, spesso ad elevata tossicità”.
D’Ancona riporta una stima del 2019: 33 mila decessi da patogeni antibiotico-resistenti in Europa, 10 mila solo in Italia. “La consapevolezza è aumentata – ammette D’Ancona – ma sono processi molto lenti. Per cambiamenti significativi ci vorrà più tempo”.
Grazie alla vendita spesso non controllata ed a tutto ciò che ci propongono per cibo, ampiamente trattato ad antibiotico negli allevamenti e tutti noi…. che buono!!!