Per sostituire Quota 100 e permettere di andare in pensione a 62 anni di età fino al 2024, il governo Draghi sta valutando un Fondo Nazionale per il Prepensionamento che è stato progettato dall’ex sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Claudio Durigon.
Il fondo sarebbe una misura temporanea che rimarrebbe in vigore dal 2022 al 2024, per erogare una prestazione pari alla pensione calcolata con gli stessi criteri di Quota 100, fino alla maturazione dei requisiti necessari per passare in carico all’Inps.
L’idea è replicare i parametri di quota 100, ovvero 62 anni di età e 38 di contributi, ma non è da escludere che la “quota” possa venire innalzata a 101 o a 102.
Con la soluzione di replica di Quota 100 la prestazione a carico dello Stato arriverebbe a durare 4 anni e 10 mesi per gli uomini e 3 anni e 10 mesi per le donne.
Quota 100 non ha prodotto i risultati attesi dal primo governo Conte. A confermarlo è uno studio pubblicato dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli e riportato da La Stampa: “Il numero complessivo di beneficiari attesi – scrivono Edoardo Bella e Luca Brugnara, autori della ricerca – è stato stimato attorno 290 mila unità nel 2019″ tuttavia, “le domande di pensionamento accolte nel biennio 2019-2020 sono state inferiori al previsto”.
L’Ape sociale invece verrebbe prorogata fino al 2026. Si tratta dell’indennità pagata dall’Inps ogni mese a cui si può accedere da 63 anni se si maturano da 30 a 36 anni di contributi a seconda delle categorie. È destinata ai disoccupati che hanno esaurito gli altri sussidi, agli invalidi o alle persone che assistono parenti disabili oltre alle 15 categorie tra cui lavoratori dell’edilizia, infermieri, addetti alle pulizie. L’Ape sociale potrebbe essere allargata in base agli infortuni sul lavoro per le categorie e alla loro gravità e i contributi degli operai edili.
Infine c’è Opzione donna, ossia la possibilità per le lavoratrici di lasciare il lavoro con un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le dipendenti) e a 59 anni (per le autonome). Si deve però accettare un ricalcolo con il sistema contributivo dell’assegno pensionistico con penalizzazioni che possono arrivare anche a oltre il 20 per cento.