Covid, Zangrillo: ‘Mi vergogno che spesso in tv i professori hanno fatto a meno dei dati’

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“Sono un professore. Io e i miei colleghi abbiamo sempre il dovere, verso gli studenti, di basarci su documenti. Ecco, mi vergogno che spesso in tv i professori ne hanno fatto a meno”. 

Lo ha detto Alberto Zangrillo, prorettore dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell’Irccs ospedale San Raffaele, che lunedì scorso ha partecipato come ospite a Milano alla presentazione del libro ‘La società chiusa in casa’, firmato dallo storico della medicina Gilberto Corbellini e da Nicola Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni (Ibl).

“Ho parlato presto (e per primo) della necessità di convivere con il virus – sono le parole di Zangrillo, postate dall’Ibl su Twitter – Questa idea è sviluppata magistralmente dal libro. Alcuni bias cognitivi sono esplosi, sfociano oggi in una psicosi di cui bisogna occuparsi”.

Da poco su Twitter Zangrillo ha scritto: «1 accesso #COVID19 al giorno in Pronto Soccorso ma “The show must go on”».

Il medico ha allegato al tweet un grafico che mostra i dati registrati al pronto soccorso dell’ospedale San Raffaele tra il 18 e il 25 settembre. In totale, 1.151 accessi al pronto soccorso. Quelli per covid 19 sono 7, vale a dire lo 0,6%. Le persone ricoverate per coronavirus sono 5 (0,4% degli accessi in pronto soccorso): 3 pazienti, 2 dei quali non vaccinati, in reparti a bassa intensità. Due persone, non vaccinate, in alta intensità.

Tra i commenti al tweet si legge quello di un’utente che ha scritto: «Pensi che fra qualche tempo ( così come accadde per il virus “clinicamente” e sottolineo “clinicamente” morto) l’affermazione di questa semplice verità, le si potrebbe torcere contro. Apprezzo il coraggio». La replica di Zangrillo è arrivata a stretto giro: «inesistente, Signora, si documenti», ha risposto.

Tra le reazioni al post sono comparse anche alcune critiche, tra le quali una di un utente che scrive: «Dottor Zangrillo, non crede che questo tipo di affermazioni siano più di tipo politico che medico? Sembrano più sminuire i rischi di un possibile incremento del numero di casi gravi che una ragionata valutazione delle opportunità di diminuire le restrizioni ancora in essere».

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