Pensioni: dal 2022 con la rivalutazione saliranno almeno di 126 euro lordi l’anno

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Il governo Draghi deve affrontare la perequazione, la rivalutazione di 22,8 milioni di assegni previdenziali in base all’inflazione. 

Ci vorranno almeno 4 miliardi, visto che la Nadef prevede un tasso del costo della vita nel 2021 pari a 1,5 per cento e il metodo per distribuirli scade alla fine di quest’anno, per cui bisognerà sceglierne uno nuovo. 

L’aumento della pensione dipenderà dalla soluzione adottata per le rivalutazioni, ma Repubblica ha spiegato che su una pensione fino a 1.500 euro lordi al mese la somma sarà di 126 euro lordi l’anno. Perequare, cioè adeguare le pensioni all’andamento del costo della vita, significa applicare a tutte le pensioni l’indice Foi elaborato da Istat, ovvero la variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati tra 2021 e 2020.

L’ultimo dato di agosto era al +2,1 per cento. Nei primi mesi del 2021 era tra +0,2 e +0,7, ma nel 2021 le pensioni non sono state rivalutate perché l’inflazione prevista in via provvisoria per il 2020 era negativa. L’anno scorso le pensioni sono aumentate dello 0,5. Nel 2022 l’aumento nel cedolino da marzo-aprile dipenderà dal metodo che il governo deciderà di seguire per la perequazione. Con gli “scaglioni Prodi” si va dai 126 euro medi in più all’anno per le pensioni fino a 1.500 euro lordi al mese ai 1.027 euro medi extra per gli assegni più importanti. Con il metodo varato dal governo Conte nel 2019 la variazione sarebbe da 126 a 484 euro annui.

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