Pensioni: ecco quanto aumenteranno gli assegni dal 2022

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Dal 1 gennaio del 2022 dovrebbero essere adeguati gli assegni all’inflazione per evitare la perdita di potere d’acquisto dei pensionati, anche se non è ancora stata definita la procedura.

Sempre nel 2022, negli assegni ci sarà un aumento in base al costo della vita, che nella seconda metà del 2021 è cresciuto per effetto del rimbalzo della crescita dell’economia. Grazie a questi aumenti previsti negli assegni, in parte si andranno a compensare due anni di congelamento degli aumenti delle pensioni per effetto dell’inflazione nulla e negativa.

La rivalutazione di 22,8 milioni di pensioni andrebbe a costare 4 miliardi di euro, infatti la Nadef ha previsto un tasso del costo della vita nel 2021 pari all’1,5 per cento. Rivalutare le pensioni significa applicare a tutte le pensioni – dirette, come vecchiaia e anticipata, e indirette, come quelle ai superstiti – l’indice Foi elaborato da Istat, ovvero la variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati tra 2021 e 2020.

L’ultimo dato di agosto era al +2,1 per cento. Nei primi mesi del 2021 era tra +0,2 e +0,7, ma nel 2021 le pensioni non sono state rivalutate perché l’inflazione prevista in via provvisoria per il 2020 era negativa. L’anno scorso le pensioni sono aumentate dello 0,5. Nel 2022 l’aumento nel cedolino da marzo-aprile dipenderà dal metodo che il governo deciderà di seguire per la perequazione. Con gli “scaglioni Prodi” si va dai 126 euro medi in più all’anno per le pensioni fino a 1.500 euro lordi al mese ai 1.027 euro medi extra per gli assegni più importanti. Con il metodo varato dal governo Conte nel 2019 la variazione sarebbe da 126 a 484 euro annui. La quantificazione dell’aumento come rivalutazione dipende dal metodo che il governo deciderà di usare.

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