“Fermo rimanendo che tutto ciò che è aggressione è da condannare, il problema del Green pass” obbligatorio “è iniziale”, perché così come concepito “è il camuffamento di un obbligo di vaccinazione” contro Covid-19.
Lo ha dichiarato all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
All’indomani dell’entrata in vigore dell’obbligo di certificato verde sul lavoro, e riflettendo sulle manifestazioni in molte piazze d’Italia, ha osservato: “era inevitabile che questo giorno si svolgesse come si è svolto. Anzi, diciamo che rispetto alle previsioni di disordini tutto è avvenuto abbastanza pacificamente e possiamo solo esserne contenti”.
“Io credo – ha detto ancora – che tutte queste misure adottate per poi costringere a vaccinarsi rendano sicuramente poco accettabile la vaccinazione agli occhi di chi non vuol farla. Invece, secondo me, una buona comunicazione avrebbe potuto agire nell’ambito del convincimento e del coinvolgimento. Così non si fa altro che inasprire la lotta”.
Sul tampone a pagamento ai fini dell’ottenimento del Green pass, ha detto la microbiologa: “Credo che il tampone a pagamento sia giusto per la sanità pubblica, visto che c’è un’offerta gratuita del vaccino” anti-Covid, “chi fa una scelta diversa ovviamente deve assumersene le responsabilità. Ben diverso è invece il caso dei datori di lavoro che il tampone lo offrono gratuitamente e che secondo me sono datori di lavoro encomiabili”.
Per quanto riguarda l’uso delle mascherine: “In base a quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità – ha concluso Gismondo – il cosiddetto ‘effetto gregge’, anche se non va bene chiamarlo così per un vaccino come questo, si raggiungerà con il 90 per cento degli immunizzati. Quindi “secondo l’esperta “è presumibile che quella sia la soglia per poter avere ulteriori allentamenti di misure” anti-contagio, “compreso l’uso delle mascherine”.