“Si comincia con questi segnali che, per ora sono timidi, ma ci proiettano verso quello che ho sempre detto: l’arrivo di un colpo di coda del virus”.
Così all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, commentando i dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità da cui emerge un leggero rialzo sia dell’Rt nazionale a 0.86 sia dell’incidenza con 34 casi per 100mila abitanti.
“Una tendenza – ha osservato l’esperto – che dobbiamo cercare di mantenere bassa rispetto a un naturale aumento del numero di casi”. “Può darsi che anche la Delta plus contribuisca nel calderone c’è tutto: le aperture prima, la vaccinazione che è partita bene ma poi non è andata avanti e soprattutto questa grande libertà che a mio avviso è quella che incide maggiormente perché si accumula una grossa quantità di contatti e ancora oggi, ricordiamolo, ogni contatto è a rischio” ha detto ancora.
“Con un’incidenza sopra i 50 casi per 100mila abitanti dovrebbero essere messe in campo contromisure. Non dico restrizioni pesanti – ha precisato il virologo – ma richiami e rifilature agli aspetti di libertà che abbiamo avuto. Meglio anticipare che attendere di essere nell’emergenza”.
Alla domanda se dovremo rimettere le mascherine all’aperto, ha risposto: “Spero di no ma sicuramente bisogna insistere sull’applicazione nei luoghi chiusi in modo sistematico”.
“Io spero che non si arrivi ai numeri dell’Inghilterra. Si può non arrivare a quei numeri, dobbiamo però essere molto flessibili e immaginare a questo punto anche una rivaccinazione dei più giovani, quelli sotto i 60 anni, a 6 mesi dalla seconda dose. Noi siamo ancora messi bene – ha concluso – ma dobbiamo attrezzarci contro uno scenario che potrebbe essere quello”.