Milena Gabanelli, nella puntata della sua rubrica “Dataroom” sul “Corriere della Sera”, ha commentato il via libera in Europa da parte dell’Ema alla vaccinazione sui bambini fra i 5 e gli 11 anni.
“Dal bollettino dell’Istituto superiore di Sanità risulta che da inizio epidemia al 17 novembre, su 3,2 milioni bambini dai 6 agli 11 anni (fascia di età disponibile dai report Iss) se ne sono contagiati 241.739, sono stati ricoverati 1.407, e sono finiti in Terapia intensiva in 36. Nove i deceduti” quindi “tra chi è risultato positivo al Covid tra i 6 e gli 11 anni, 6 su mille sono andati in ospedale, 1 su 10 mila in Terapia intensiva e 4 su 100 mila sono morti”. Inoltre può comparire, “a settimane di distanza la sindrome infiammatoria multi-sistemica, caratterizzata da febbre alta, sintomi gastrointestinali (dolore addominale, nausea e vomito), insufficienza cardiaca e alterazioni neurologiche: 239 i casi di giovanissimi colpiti secondo il Gruppo di studio di reumatologia della Società italiana di pediatria” ha riportato la Gabanelli, aggiungendo che “rispetto alla fascia di età dei loro genitori se non vaccinati, i bambini tra i 6 e gli 11 anni rischiano di essere ricoverati 10 volte in meno, 70 volte in meno di finire in Terapia intensiva e 50 volte in meno di morire. Su 2,9 milioni di 40-59 enni oggi non ancora vaccinati, solo negli ultimi 30 giorni si sono contati 19.051 contagi, 1.055 ricoveri, 126 in Terapia intensiva, 46 decessi”.
Su 100 mila vaccinati vaccinati con Pfizer/BioNTech sono state riscontrate da 1 a 4 miocarditi e pericarditi, colpiti nel 70 per cento dei casi i maschi. Per Moderna fino a 10-13 su 100 mila (fonte Ema). Nessun decesso noto.
Il vaccino per la fascia tra i 5 e gli 11 anni “è stato sperimentato con dose pediatrica, cioè un terzo rispetto agli over 12, su 3.116 bambini, e con il placebo su 1.500. L’efficacia riscontrata contro il contagio è del 90,7 per cento. Contro il rischio di ricovero e di finire in Terapia intensiva la protezione è verosimilmente più alta (come dimostra il vaccino sugli adulti)” ha fatto sapere la giornalista.
Pertanto, ha concluso la Gabanelli, “dai dati disponibili finora per il vaccino contro il Covid tra i 5 e gli 11 anni è comprovato il rapporto rischi-benefici a livello di comunità. L’immunizzazione dei più piccoli permetterà di raggiungere un importante obiettivo di Sanità pubblica: dare una botta alla circolazione del virus visto che oggi tra tutti i bambini in età scolare che si contagiano, la metà appartiene proprio a questa fascia di età”.