“Se da studente avessi sostenuto che una persona che ha gli anticorpi contro un’infezione rischia di ammalarsi come un’altra che non li ha, se avessi detto che averli o non averli è la stessa cosa, mi avrebbero bocciato”.
Lo ha detto all’Adnkronos Salute Nino Mazzone, uno dei medici italiani contagiati durante la seconda ondata di Covid-19. Nonostante sia convinto dell’efficacia del vaccino e dell’utilità del Green Pass, ritiene che i guariti potrebbero non avere bisogno di vaccinarsi a breve termine per proteggersi da un virus che hanno già conosciuto.
“Da un anno – ha osservato il primario, direttore del Dipartimento di Area medica, Cronicità e Continuità assistenziale dell’Asst Ovest Milanese – sosteniamo che i pazienti guariti da Covid sviluppano un’immunità drammaticamente diversa dai vaccinati, una protezione robusta, duratura e di alto livello. Da un anno ci battiamo perché venga eseguito il dosaggio degli anticorpi prima di decidere se somministrare o meno il vaccino ai guariti. Ma siamo stati derisi e insultati, nonostante lo studio che abbiamo pubblicato su ‘Jama Internal Medicine’ a fine maggio e che dimostra come, a distanza di un anno, i tassi di reinfezione nei guariti siano inferiori all’1 per cento. Dati confermati da altri gruppi anche su ‘The Lancet'” e soprattutto dai fatti: “Ad oggi, di gente che si è riammalata di Covid dopo essere guarita, nelle rianimazioni non c’è traccia”.
“Da un anno – ha continuato – sosteniamo quello che in questi giorni ha detto pure Robert Redfield, fino a pochi mesi fa a capo dei Cdc americani: il test degli anticorpi va fatto”, anzi va reso “obbligatorio con scadenze a 3 o 6 mesi”, ha affermato Redfield che fissa anche delle soglie di sicurezza.
“Calcolo il livello minimo di resistenza fra i 300 e i 500 anticorpi senza altre patologie”, ha detto in un’intervista a ‘La Repubblica’, mentre “a quota 1.000 anticorpi si è molto più sicuri” anche in caso di altre malattie concomitanti. Se si va sotto, serve “subito un booster che può riportare” gli anticorpi “fino a circa 2.500 e oltre”. “Le politiche vaccinali vanno mirate sulla base dei dati che emergono, per evitare il rischio di sovratrattamento e di potenziali effetti collaterali da vaccino che – ha ribadito Mazzone – in chi ha già gli anticorpi compaiono più spesso”.