«Lei deve fare il coglione, il deficiente. Purtroppo quella patologia che ha lei non è riconosciuta, la miastemia…Si deve allenare a fare il cretino e passi per deficiente. Abbiamo trovato questa soluzione».
Così un medico, in una telefonata intercettata, si rivolgeva ad un paziente riferendosi ad una rara malattia autoimmune delle giunzioni neuromuscolari, che probabilmente non aveva convinto la commissione medica, come spiegano i carabinieri del Nas di Torino, commentando la conversazione: «Il paziente non era riuscito a conseguire la dispensa dal servizio, quindi, Quaglia — Enrico, medico legale, uno degli indagati, ndr — gli raccomanda schiettamente l’atteggiamento che dovrà tenere allorquando sarà nuovamente visitato presso l’Asl di zona, in quanto la commissione medica di verifica ha richiesto una visita specialistica».
Non solo questa, ma decine di telefonate sono finite agli atti dell’inchiesta dei pubblici ministeri Gianfranco Colace e Laura Longo sulla presunta maxitruffa all’Inps che ha portato a 60 indagati, tra cui oltre dieci medici in servizio in gran parte degli ospedali di città e provincia. Chiamate intercettate tra Quaglia, diversi specialisti e l’allora presidente della commissione presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, Enrico Maggiore.
«Lei faccia il tontolone. Io mi devo aggiustare un po’ in qualche modo. Lei vada li e deve farsi passare per tonto», dice il medico, parlando con un dipendente pubblico. La storia è sempre quella, bisogna ricercare una patologia che, hai capito…certo che l’endometriosi, per il lavoro, che lavoro fa questa qua? Chiedi un po’. Però, può avere delle varie diramazioni, non lo so. Non mi ricordo cosa faccia questa, è quello il problema. Per cui, in base alla tipologia di lavoro, bisogna cercare di capire cosa può essere invalidante per lei».
«Ogni volta che mando in pensione uno, godo», afferma Quaglia, che poi aggiunge: «Per me fregarla (riferito a una collega, ndr) è una soddisfazione».
A volte però «Arriva gente che non c’ha un cavolo, niente, ma vogliono restare a casa. Perché ce l’hanno con la Fornero, ce l’hanno con il capo servizio». Oppure si lasciano con l’amante, come la dipendente di un comune della provincia: «Mi ha piantato un panegirico che non finiva più, che viene maltrattata. Ma adesso non può rompere i maroni a me, a tutti, perché il sindaco non la protegge più e lei è in difficoltà. Io non so cosa farci, non c’ha niente» dice ancora.