Aumento bollette luce e gas: la decisione del governo

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Tre miliardi e ottocento milioni per contrastare l’aumento delle bollette di luce e gas

L’Adnkronos ha riportato l’intervento del ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso del Cdm. Ha spiegato che 1,8 miliardi saranno destinati all’azzeramento degli oneri di sistema fino a 16,5 kWh elettrico; 600 milioni per l’Iva sul gas al 5 per cento per tutti; 500 milioni per l’azzeramento degli oneri di sistema sul gas; 900 milioni per l’annullamento dell’aumento per Clienti domestici con 8.264 mila euro di Isee o famiglie numerose o fragili.

Nel corso del Consiglio dei ministri, Franco avrebbe avanzato l’ipotesi di rateizzare le bollette per le imprese, in affanno a causa dei pesanti rincari.

Il decreto legge con 3,2 miliardi di risorse necessarie per il taglio delle bollette e la decontribuzione per i redditi più bassi entra in Manovra. Giovedì il governo ha presentato un emendamento con le norme contenute nel decreto, che entrerà nella manovra del 2022. La scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto ad hoc, che anticipa alcune spese previste per il 2022 al 2021, liberando così le risorse per l’anno prossimo.

L’intervento contabile è anche la soluzione individuata per intervenire sui redditi più bassi, con una riduzione dei contributi e un conseguente aumento del salario netto.

Il governo si è impegnato a incrementare le risorse per la scuola, che dovrebbero ammontare al massimo a 200 milioni di euro, e saranno utilizzate per il personale ata, il supporto psicologico all’interno degli istituti, l’adeguamento dei compensi degli insegnanti rispetto agli altri comparti della pubblica amministrazione, che hanno già avuto adeguamenti. 

Sul tema del superbonus tutta la maggioranza ha chiesto al governo di allentare le maglie, a partire dal tetto Isee a 25.000 euro, ma sul come si sta ancora discutendo. Il credito d’imposta al 110 per cento è molto costoso e le risorse a disposizione del parlamento sono limitate (circa 600 milioni), quindi se l’esecutivo decidesse di non intervenire lo spazio di manovra sarebbe molto ridotto.

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