“Torneremo presto a una vita normale”.
È quanto ha affermato il CEO di Pfizer Albert Bourla un’intervista esclusiva al quotidiano ‘Repubblica’.
Alla domanda se la variante Omicron annunci la fine della pandemia, Bourla ha risposto: “Nessuno può dirlo, abbiamo avuto tante sorprese dall’inizio della pandemia. Non voglio sembrare pessimista ma credo che per qualche anno dovremo convivere con un virus molto difficile da debellare. Si è diffuso in tutto il mondo, può contagiare più volte la stessa persona e ha avuto tante mutazioni da farci riscoprire l’alfabeto greco. Non si tratta tanto di sapere se il virus sparirà o meno, quanto di capire se potremo riprendere una vita normale. Io credo di sì. Probabilmente ci riusciremo in primavera, grazie a tutti gli strumenti a nostra disposizione: test, vaccini molto efficaci (che proteggono dal rischio di ospedalizzazione e di morte anche contro Omicron) e i primi farmaci da assumere a casa. Il Paxlovid arriverà nelle farmacie francesi alla fine di gennaio. Sarà prescritto alle persone a rischio cui viene diagnosticata la malattia e farà la differenza per il sistema sanitario perché eviterà il sovraffollamento degli ospedali”.
Se il virus non sparisce, dovremo fare richiami più frequenti?
“Fino alla comparsa di Omicron, lo schema di tre dosi di vaccino più un richiamo annuale funzionava. La variante ha messo di nuovo tutto in discussione. È troppo presto per dire se serviranno richiami più frequenti o un nuovo vaccino. Stiamo valutando molte possibilità, compresa quella di un vaccino che protegga da Omicron e da altre varianti. Prenderemo una decisione entro marzo, in funzione dei risultati delle nostre ricerche, e saremo in grado di avviare immediatamente la produzione. Non credo che le vaccinazioni multiple abbassino la protezione immunitaria. Il nostro dovere è farci trovare pronti con vaccini e farmaci”, ha risposto il CEO di Pfizer.
Cosa rende Pfizer dalla concorrenza?
“Per mettere a punto un trattamento rivoluzionario ci vogliono molti soldi, ottimi ricercatori e infrastrutture di qualità. Tutte le grandi industrie farmaceutiche li hanno. Quello che fa la differenza è la cultura d’impresa. In Pfizer abbiamo costruito una cultura del coraggio, che non esita a pensare in grande e non cerca scuse. Durante tutta la pandemia ci siamo sforzati di essere sempre un passo avanti. Se normalmente ci vogliono dieci anni per formulare un vaccino, i nostri ricercatori hanno avuto otto mesi. Per la produzione, il nostro obiettivo non erano 300 milioni di dosi ma 3 miliardi. Quando chiedi alle tue squadre l’impossibile, le stimoli a superarsi e a pensare fuori dagli schemi”, ha spiegato Bourla.