«Per avere senso, i talk show devono contemplare lo scontro diretto tra opinioni divergenti, altrimenti diventano propaganda. In questo contesto un’unica voce dissenziente rischia di fare il gioco dell’avversario».
Così l’ex direttore di Rai2, Carlo Freccero, parlando del caso Orsini in un’intervista a ‘La Verità’.
«Con la tecnica del panino le conclusioni spettano sempre al conduttore e l’effetto che il pubblico ricava dallo spettacolo del dissenso è la convinzione che dissentire non va bene, non conviene, dato che il dissenziente è sempre minoritario e viene messo a tacere. C’è il rischio di rinforzare la tesi che si vorrebbe combattere», ha spiegato l’autore televisivo.
«In un contesto così squilibrato, l’opposizione finisce per fare da spalla al discorso della propaganda, dandole la possibilità di reiterare all’infinito le tesi che deve inculcare. Prima la pandemia, oggi la reductio ad Hitlerum di Putin» – ha spiegato Freccero – «La censura è sempre da condannare. In questo caso però il discorso non è tanto di libertà di espressione, ma proprio di propaganda che non ammette contraddizione. Sembra di vivere nel contesto americano del maccartismo».
«Non mi risulta che Orsini sia un pericoloso estremista. Ho letto un intervento di Giovanni Fasanella, storico e documentarista, che gli attribuiva un atteggiamento piuttosto convenzionale sul terrorismo. Però Orsini è un insegnante universitario, quindi, necessariamente deve dare una spiegazione argomentata del suo pensiero, valutando gli eventi senza fanatismo. Nel contesto attuale non è ammesso: chi cerca di capire viene presentato come un disertore ed un nemico della patria», ha aggiunto.
«Orsini ha scelto di parlare gratis per difendere la sua libertà di espressione. A questo punto dobbiamo chiederci: perché siamo disposti a contenderci un professore nei talk? Perché, come ho detto, il format del talk richiede un contraddittorio per esistere. Il monologo e il coro unanime fanno precipitare gli ascolti secondo lo stesso meccanismo per cui i giornali allineati alle tesi ufficiali continuano a diminuire le vendite e a perdere autorevolezza», ha concluso.