“I maggiori consumi non compensano l’inflazione. Stabile la povertà assoluta. Nel 2021, sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). Pertanto, la povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19. Per la povertà relativa l’incidenza sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020)”.
Così recita il comunicato stampa dell’ISTAT riguardante il rapporto su ‘LE STATISTICHE DELL’ISTAT SULLA POVERTÀ’ – PERIODO DI RIFERIMENTO: ANNO 2021 – DATA DI PUBBLICAZIONE: 15 GIUGNO 2022.
Molto significativo e puntuale il commento al riguardo dell’Avv. Massimiliano Dona, Presidente Unione Nazionale Consumatori (UNC): “Il lieve miglioramento rispetto al 2020, con il calo delle famiglie povere da 2 milioni e 70 mila a 1 mln e 960 mila del 2021, è una magra consolazione visto che quello era l’anno più buio della pandemia e all’epoca si era raggiunto un record storico negativo”
Continua Dona evidenziando che “i dati restano drammatici. Si tratta dei secondi valori peggiori di sempre, con un aggravamento anche rispetto al 2018, ossia all’anno del precedente primato, prima della catastrofe del 2020, per via del Covid e dei lockdown e prima del miglioramento del 2019, per via dell’introduzione del reddito di cittadinanza”.
La conclusione del Presidente di UNC è allarmante: “Rispetto al 2018, quando le famiglie povere erano 1 mln e 822 mila, nel 2021 aumentano del 7,6%, gli individui poveri salgono del 10,5%, da 5 mln e 40 mila a 5 mln e 571 mila. Insomma, è come se il reddito di cittadinanza, che aveva nettamente migliorato la condizione di povertà nel 2019, non esistesse più e avesse perso ogni efficacia di contrasto alla povertà”.
A livello politico questa situazione di sofferenza di milioni di cittadini italiani non ha fatto notizia. Si badi bene che questi dati sono dati certificati dall’Ente di Stato deputato a fare le statistiche per dare informazioni certe e sicure al governo del nostro Paese per prendere le decisioni legislative e operative più opportune.
La politica non dibattuto su questa grave situazione di sofferenza di tanti nostri concittadini, ma ha discusso di Ucraina e delle armi da mandare in Ucraina o non. Il sostanziale silenzio, o, se si vuole, l’informazione soft che derubrica una notizia importante a trascurabile, dei media italiani è illuminante circa l’affidabilità del sistema informativo italiano.
È molto grave che non si parli con la dovuta attenzione di questo triste e doloroso fenomeno sociale ed è vieppiù molto più grave che neanche ci si ponga il problema per attutire, per almeno ridurre, l’entità di questo disagio.
In questo caso non è esagerato affermare che il silenzio, camuffato dal modo in cui si dà una notizia, equivale a una falsificazione della realtà sociale, in quanto sminuendo un grave problema equivale a trascurarlo nella sua effettiva portata e perciò è sostanzialmente una disinformazione. Per di più grondante di ipocrisia.
I cittadini responsabili e consapevoli ne prendano nota.