«Prima di tutto va tutta la mia simpatia ai bibitari e alla loro funzione sociale. Un Paese in cui un cosiddetto bibitaro, venditore di bibite allo stadio, può diventare ministro, per me è un Paese che ha ancora qualcosa da insegnare».
Così il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, intervenendo durante la puntata del 20 giugno di ‘Otto e Mezzo’ (La7), intitolata ‘Conte-Di Maio – Ne resterà solo uno’.
«Specialmente se questo è un Paese basato sulla rendita. In secondo luogo, non sono un filologo delle dichiarazioni di Di Maio, ma che lui si sia contraddetto mi pare francamente una banalità», ha aggiunto.
«Io non conosco un politico, o anche semplicemente una persona, che non si sia contraddetta. Quindi è una categoria che non mi interessa. Nessun trasformismo. Si possono fare esempi di grandi leader mondiali che hanno detto le cose più diverse nel corso della loro vita. Ma quello che è importante è la questione delle armi all’Ucraina. Trovo che ci sia una carenza di dibattito in Italia su tutta la questione della guerra, ma sulle armi in particolare», ha detto ancora il giornalista.
Collegati con lo studio di ‘Otto e Mezzo’ anche il direttore della Stampa, Massimo Giannini, e il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio.
Il primo ha detto: «Se un bibitaro è entrato nella stanza dei bottoni… Ora è garante delle élite? È diventato classe dirigente, con pragmatismo. Non bisogna ridicolizzare certe esperienze. Ma ora lui ha imparato come si sta al mondo e ha assunto posizioni coerenti con il suo incarico».
Travaglio ha ribattuto: «Lui ha un mandato preciso, rimanere all’interno del M5S il più possibile per cercare di affossarli e consentire ai media di parlare solo delle divisioni interne e non dei programmi».