“Per gli interessi di natura geostrategica, economica e militare, le democrazie occidentali dimenticano di essere tali o supposte tali. Questo è espresso molto bene dal modo di dire della Cia, a proposito dei dittatori amici dell’Occidente: he’s a son a bitch, but he’s our son of a bitch. Ovvero: sì, quello è un mascalzone ma è il nostro mascalzone. Cioè può bombardare, massacrare, torturare, devastare”.
Così Moni Ovadia durante la trasmissione “L’aria che tira” (La7) intervenendo in un dibattito sulle condizioni pattuite dalla Nato per avere l’ok della Turchia all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza atlantica.
“Vedete il caso di Al Sisi. In Egitto è stato trucidato un cittadino italiano ed europeo. Non succederà niente, non avremo mai giustizia“.
Ovadia ha poi aggiunto: “Questo vale anche per i siriani blindati. Perché non li abbiamo fatti venire? Io ho accolto tre profughe ucraine in casa e avrei accolto volentieri anche profughi siriani. Ma quelli no. Bisogna blindarli chiedendo al sultano turco (Erdogan, ndr) di farci da cane da guardia. Ricordo anche i governi israeliani occupano da 70 anni terre non loro contro tutte le risoluzioni internazionali che oggi si starnazzano per l’Ucraina. Chi è intervenuto? Il popolo palestinese vive in prigione e in gabbia. E allora gettiamo la maschera: è tutta una questione di interessi militari, economici e geostrategici. Qui la democrazia e la libertà non c’entrano niente né per i russi, né per gli occidentali. È una guerra di interessi“.
Quanto a Julian Assange, che rischia un’estradizione negli Usa e il rischio di scontare 175 anni in carcere, Ovadia ha detto: “Quando sono toccati gli interessi veri di questa cosiddetta democrazia, questa si comporta come la peggiore delle autocrazie. Secondo me, Russia e Occidente sono regimi entrambi. Il regime occidentale, se vuole, è più garbato. Ma la sostanza non cambia“.
Una volta tanto, mi trovo d’accordo con Ovadia. Che abbia frainteso qualcosa?