Rapporto Onu: morti nell’ospizio di Lugansk anche colpa di Kiev, che li ha usati come “scudi umani”

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Anche le forze armate ucraine hanno una responsabilità importante, forse uguale a quella russa, in quanto accadde, circa due settimane dopo l’inizio dell’invasione di Mosca, in una casa di cura nella regione di Lugansk, dove morirono decine di persone.

E’ quanto ha stabilito un rapporto dell’Onu, secondo l’agenzia Ap.

Nell’ospizio – si legge su Rainews – c’erano soprattutto anziani e disabili, che rimasero intrappolati all’interno, senza luce elettrica e acqua, quando i ribelli filorussi assalirono la struttura, vicino al villaggio di Stara Krasnyanka. L’assalto provocò un incendio che intrappolò all’interno quanti erano allettati. Secondo le Nazioni Unite, almeno 22 dei 71 pazienti riuscirono a trarsi in salvo, “ma il numero esatto delle persone uccise rimane sconosciuto”.

Subito dopo l’attacco, Kiev accusò Mosca di aver causato la morte di oltre 50 persone. Ora le Nazioni Unite correggono la versione, sostenendo che pochi giorni prima dell’attacco dell’11 marzo, i soldati ucraini presero posizione all’interno della casa di cura, rendendo l’edificio un bersaglio. Il rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite non arriva a sostenere che le parti abbiano commesso crimini di guerra, ma osserva che la battaglia nella casa di cura è un esempio di come possano essere usate le persone come “scudi umani” nelle aree di guerra.

Ministero dell’agricoltura ucraino: raccolto primo milione di tonnellate di grano

E’ stato raccolto il primo milione di tonnellate di grano su un area di 417,3 mila ettari con la resa per ettaro di 26,3 quintali. Lo riferisce in una nota il ministero delle Politiche agricole ucraino. L’Ucraina sta riustrutturando e ampliando alcuni dei porti sul Danubio per cercare di facilitare l’esportazione di grano alla luce del blocco del Mar Nero messo in atto dalla Russia. Come ha spiegato al Guardian la responsabile del dipartimento Agricoltura della regione di Odessa, Alla Stoyanova, si tratta di porti come quello di Reni River, “completamente abbandonato di recente”. “Ora lavoriamo per espanderlo, insieme ad altri porti, per aumentare la capacita’” di export.

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