«Dentro o fuori? Noi da oggi voteremo solo ciò che serve all’Italia e agli italiani».
Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di un comizio ad Adro (Brescia), a proposito della permanenza nell’esecutivo.
«Nessuno ci ha detto che all’ordine del giorno del governo c’era la droga, gli immigrati… Casomai, avanti con pace fiscale, autonomia», ha continuato Salvini. «La decisione non la prenderanno i parlamentari, ma la nostra gente” e quanto alle elezioni, “il primo giorno utile bisogna votare, e noi saremo pronti».
«Da domani» — ha proseguito — «noi voteremo solo e soltanto quello che serve all’Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S» e «se questo coincide col governo bene, se no è un problema del governo, mica un problema mio», ha aggiunto.
«In un asilo in Toscana hanno proposto di uniformare il colore dei grembiuli dei bambini dell’asilo, mettendolo giallo per tutti. Il problema non sono i colori azzurri o rosa sui piccoli di 4 anni, ma i valori che si danno a questi bambini».
E ancora: «La famiglia deve avere una mamma e un papà. Ognuno è libero di amare chi vuole, ma in famiglia ci devono essere dei riferimenti». Il leader della Lega ha poi precisato: «La Lega è contraria all’adozione per gli omosessuali o all’utero in affitto. Lavoreremo invece per rendere più accessibili a tutti le adozioni, per renderle meno costose e più veloci».
Il governo rischia di cadere dl Aiuti? I numeri dicono di no, ma c’è un problema politico
Il governo rischia di cadere sul Dl Aiuti, che prevede restrizioni sul Reddito di cittadinanza, una misura per facilitare la costruzione dei termovalorizzatori e lo stop a nuove coperture sul Superbonus 110% per l’edilizia. Tutti temi molto cari al Movimento 5 Stelle, che potrebbe quindi decidere di votare contro.
Il ‘Corriere della Sera’ ha ipotizzato lo scenario in cui Conte dovesse dettare l’ordine di votare no alla fiducia a Palazzo Madama, che sarebbe a tutti gli effetti un’uscita dalla maggioranza e l’inizio di una politica di appoggio esterno al governo_
«Ma in questo scenario il governo rischierebbe di cadere?» si chiede il quotidiano di Via Solferino «I numeri dicono di no, anche perché la scissione dal M5S dei governisti fedeli al ministro Luigi Di Maio ha puntellato ulteriormente il sostegno a Dragh. Oggi, alla Camera, pallottoliere alla mano la maggioranza arriva a quota 560. Se il Movimento dovesse uscire, la quota si abbasserebbe a 455, comunque ben sopra ai 316 voti minimi richiesti. Al Senato la maggioranza attuale è di 276 voti. In caso di addio di Conte la soglia si calerebbe a 214, anche in questo caso ben sopra i 161 voti necessari».