Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, starebbe provando a convincere esponenti di punta e ministri pentastellati a lasciare il M5S e rimanere nella maggioranza per consentire al premier Mario Draghi di continuare l’esperienza di governo.
È quanto racconta oggi Repubblica:
“O si convince Draghi a ripartire o si va alle urne. La lunga giornata di Enrico Letta trascorre tra telefonate e incontri. E molti colloqui sono con i ministri e gli esponenti 5s, perché l’obiettivo è «riportarli a bordo, o tutti o una parte». Una ulteriore scissione pentastellata insomma non è esclusa. Per il segretario del Pd non c’è alternativa alla strada di una ricomposizione: proseguire con Draghi premier, con la maggioranza di unità nazionale.
Non ci saranno Draghi bis senza M5S, né i Dem si faranno coinvolgere in subordinate col centrodestra a fare da padrone. Se il piano è inesorabilmente inclinato, si va al voto. Tanto che da lunedì al Nazareno si terranno le riunioni per preparare la campagna elettorale alla presenza del segretario”.
“Senza il campo largo che includa anche i 5Stelle, il Pd, pur essendo in buona salute e immaginando che faccia un patto coi centristi di Calenda e Renzi, si ritroverebbe con 118 seggi alla Camera e 56 al Senato, mentre il centrodestra unito ne avrebbe rispettivamente 240 e 122. Una super maggioranza. I 5Stelle, se non si dissolvono prima, otterrebbero 31 deputati e 15 senatori. Con i 5Stelle (e anche con Azione e Iv) la situazione sarebbe per i progressisti di 187 deputati e 94 senatori, mentre il centrodestra se ne ritroverebbe 202 e 99. Con l’attuale legge elettorale. Andrea Orlando, ministro del Lavoro in prima linea a tenere i rapporti con i pentastellati, rimarca: «Il Pd lavora per proseguire col governo di unità nazionale e ci auguriamo che la discussione dentro i 5S aiuti questa prospettiva”, ricorda il quotidiano.