Crisi governo, Monti: «Non credo che Draghi abbandonerà la responsabilità di presidente del Consiglio»

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«Non credo che Mario Draghi abbandonerà in questo momento la responsabilità di presidente del Consiglio. Sarebbe una mancanza di rispetto verso il Paese e i cittadini. E potrebbe intaccare la legacy dello stesso Draghi, il suo posto nella storia».

Così l’ex premier Mario Monti in un intervento sul Corriere della Sera.

«È totalmente comprensibile l’amarezza provata dal presidente Draghi di fronte ai meschini giochi praticati da vari partiti, in tempi recenti e meno recenti, a danno del governo e del Paese. Né si può accettare che i fulmini dei giorni scorsi — scariche incrociate di “ira funesta” — carbonizzino la vita politica. E in tal modo “adducano infiniti lutti” agli italiani, in una fase già piena di difficoltà», osserva il professore.

«L’intervento pacato e fermissimo del presidente Mattarella ha impedito che lo sconquasso si producesse all’istante, ha creato un breve spazio di riflessione e, senza additare nessuno, ha richiamato tutti alla responsabilità. Difficile dire come reagiranno le forze politiche. Dico «forze», ma in realtà sono quasi tutte sofferenti e a brandelli; la «forza» è quella di Draghi. Anche per questo, non solo spero — unendomi al consenso senza precedenti che viene dall’Italia, dall’Europa e dal mondo — ma sono convinto che il capo del governo non lascerà», scrive ancora Monti.

«In primo luogo» secondo l’ex presidente del Consiglio, Draghi non dovrebbe lasciare la guida dell’esecutivo «per rispetto del Paese. Quando una personalità esterna alla politica viene chiamata dal capo dello Stato e dal Parlamento a larghissima maggioranza a trarre il Paese da situazioni di grave emergenza, quella persona non accetta un prestigioso incarico, nel contesto di un cursus honorum, magari in attesa di una carica ancora più alta. Nasce, ho sempre pensato, un vero rapporto morale tra quella persona e i cittadini. L’incaricato sa che la capacità o meno del suo governo di conseguire la missione alla quale è stato chiamato è di vitale importanza per il Paese. Il senso del dovere verso lo Stato, verso i cittadini, è al di sopra di ogni altra considerazione. Anche se i politici, all’inizio osannanti, diventano ostili a causa dell’impopolarità di certe misure necessarie e da loro stessi approvate; anche se essi creano ostacoli che possono appannare la reputazione del governo o di chi lo guida, non c’è spazio per considerazioni personali».

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