Domenico De Masi, ospite a Controcorrente, su Rete 4, nella puntata di oggi 17 luglio, ha spiegato perché Mario Draghi ha detto che può governare soltanto se nella maggioranza c’è anche il Movimento 5 stelle.
“Mario Draghi che non è un politico ma un finanziere ha in questo momento dei problemi a cui non era abituato”, è la premessa del sociologo. Il presidente del Consiglio, ha aggiunto De Masi, “è in un disagio enorme, è dovuto scendere a compromessi, ha dovuto parlare con chi non avrebbe mai ricevuto nemmeno la sua segretaria e ora è l’unico che vuole al governo i 5 stelle che dice ‘senza i 5s non ci sto'”.
Perché è l’unico a insistere su questa linea quando nessuno dei partiti che compongono la maggioranza è della stessa idea? L’unica spiegazione, secondo il professore, “è tendenziosa e non vorrei darla”. Forse, Draghi “vuole prendere la palla al volo per andare via perché ci sta rimettendo molto”, forse, ha aggiunto, “vuole uscire da questo bailamme”.
Perchè Draghi è l’unico che vuole i 5 stelle al governo?
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— Controcorrente (@Controcorrentv) July 17, 2022
De Masi: «Se ora esce dal governo e fa rientrare Di Battista, Conte recupera anche 2-3 punti»
«Lo strappo» tra Conte e Draghi «si è consumato per via di una conflittualità latente che c’era fin dalla nascita di questo governo, che è nato contro quello di Conte. Da allora i 5 Stelle, che erano crollati dal 33% delle politiche al 18-19%, ma che avevano mantenuto questa percentuale per la ventina di mesi del Conte II, oscillando un po’ forse, ma restando lì, con il governo Draghi hanno invece ripreso a precipitare fino al 12. Credo che questo sia stato uno degli elementi che ha spinto Conte ad addivenire a questa decisione».
Lo ha detto in un’intervista a Repubblica Domenico De Masi, sociologo, docente della scuola di politica M5S.
«Credo» che la rottura sia definitiva – ha continuato l’esperto – «Se ora esce dal governo e fa rientrare Di Battista, Conte recupera anche 2-3 punti. Non sarebbe un’operazione stupida. Vale anche per la Raggi. Ha bisogno di un’anima movimentista, come c’era nel Pci».
«Dall’inizio di questo governo ho visto una serie di punture di spillo, prolungate, contro i 5 Stelle, dall’annacquamento del reddito di cittadinanza al Superonus… Non hanno fatto di tutto per tenerli dentro. Il Movimento avrebbe dovuto fare quello che fece Berlinguer, con l’appoggio esterno. All’inizio di questo governo avevano ancora un bel gruzzolo di deputati e senatori su cui contare», ha detto ancora De Masi.
Con Grillo vi siete risentiti? «No. Ma mi pare abbia detto che ora il M5S può uscire», ha risposto il sociologo, che si è invece sentito «più volte» con Conte, il quale «sta traghettando il Movimento verso la forma partito. All’inizio ha pensato di farne proprio uno suo, di partito, ma era un’operazione costosa e una fatica enorme. Ha scelto di prendersi un partito già bello e pronto. Certo non c’era un materiale umano facile. Ma Di Maio gli ha fatto un favore, levandogli 61 nemici».