Scanzi: «Conte adesso può festeggiare? Non direi proprio. Condoglianze e buona catastrofe»

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Scanzi

«Conte adesso può festeggiare? Non direi proprio».

È quanto sostiene il giornalista del Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi.

«Conte ha fatto benissimo a rompere con Draghi, ma ha fatto malissimo a farlo solo adesso. Era sacrosanto (dal suo punto di vista) rompere con Draghi, ma doveva farlo molto prima. Anzi non doveva proprio entrare mai in questo governo, men che meno nella maniera scellerata accettata da Grillo un anno e mezzo fa», osserva Scanzi.

«Ve lo ricordate il Draghi più grillino dei grillini? Il Cingolani più grillino dei grillini? Tutte stronzate di Grillo, che i 5 Stelle hanno pagato a caro prezzo. Dentro il governo Draghi sono diventati pallosi, inutili, respingenti. Infatti hanno perso valanghe di voti. Dopo mesi e mesi di disastro, la scissione di Di Maio (uno dei più grandi suicidi politici nella storia delle galassie) ha “costretto” Conte a fare quello che doveva fare molto prima: rompere con Draghi. Draghi odia Conte e i 5 Stelle, ancor più dopo non essere riuscito (per “colpa” di Conte) ad andare al Quirinale. Se i 5 Stelle fossero rimasti dentro un governo che li odiava, sarebbero stati deficienti», scrive ancora la firma del Fatto.

«Purtroppo per i 5 Stelle, Conte è una bravissima persona ma non certo un leader smaliziato e furbo. Ha rotto quando era tardi, sperando che il Palazzo avrebbe a quel punto fatto quadrato e sdoganato un Draghi Bis (o comunque un governicchio disposto a vivacchiare fino a fine legislatura). In quel modo i 5 Stelle avrebbero avuto mesi di tempo per fare opposizione, cavalcare la campagna elettorale e risalire nei consensi. La mossa (scaltrissima) di Lega e Forza Italia ha invece portato alle elezioni anticipate. Conte si è quindi fatto usare dalla destra, a conferma di una sua ingenuità strategica consolidata,» spiega il giornalista.

«Per i 5 Stelle lo scenario attuale è sicuramente migliore rispetto al restare dentro il governo Draghi (sarebbero arrivati a percentuali renziane e dimaiane), ma comunque complicatissimo e difficilissimo. Il Pd (a sua volta colpevole di “eccesso di draghismo”) li schifa. Renzi e Calenda (che non esistono) li odiano. La destra è la destra. Il loro obiettivo, a oggi, è prendere un 10/15% e sperare di essere ago della bilancia. Ma son messi male parecchio anche loro. Come tutti. Tranne la destra. Condoglianze e buona catastrofe», conclude Scanzi.

2 COMMENTS

  1. boh!!! Scanzi spesso indovina critiche e giudizi verso chiunque come un vero Giornalista deve fare senza guardare in faccia nessuno, ma stavolta non sono d’accordo; considerato il vincolo dei due mandati (zappa sui piedi) che il M5S si è imposto l’esito politico finale di questa prima “sfornata” di 5S era prevedibile, è finito il primo ciclo ora dovrebbe iniziarne un altro, nuovi volti e nuove proposte senza abbandonare i principi fondativi del MoVimento e gli obiettivi prefissati nel 2018 raggiunti oggi.
    Dunque che i cialtroni al seguito del Renzimaio abbiano abbandonato il M5S poco importa, comunque non sarebbero stati rieletti, ecco spiegata la diaspora dal M5S, da ciò si deduce che il primo ed esiziale problema italico consiste nella crisi culturale, non è politica, economica ecc.. come il tam tam mediatico al soldo delle logge fa credere al popolicchio telemorente, la crisi italiana che trasciniamo da decenni è dovuta all’ingnorantimento (perdonate il neologismo) che il popolo italiano soffre come una malattia da cui per il momento non si trova cura.

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