«La scelta alle elezioni del 25 settembre è chiara: o noi o Meloni».
Così il segretario del Pd, Enrico Letta, in un’intervista a ‘Repubblica’.
Sulla campagna elettorale spiega: «Trasformeremo le 400 feste dell’Unità previste in tutta Italia da qui al voto in luoghi di dibattito ma anche di chiamata ai volontari». Poi Letta aggiunge: «Il Pd sta organizzando una lista aperta ed espansiva: ‘Democratici e progressisti’. Sarà il cuore del nostro progetto Italia 27, la data di fine legislatura. L’obiettivo è arrivarci dopo aver governato e trasformato il Paese»”.
Alla domanda se abbia già le idee chiare su chi imbarcare e chi no, il leader dem risponde: «Martedì ne parlerà la direzione, sono abituato a decisioni collegiali, non a colpi di testa o personalismi. Sono tre i criteri che mi sento di proporre sulle alleanze: chi porta un valore aggiunto, chi si approccia con spirito costruttivo e chi non arriva con veti. In una vacanza di due settimane in camper non porti qualcuno che, appena salito, chiede a un altro di scendere. Ma voglio essere chiaro: la coalizione non è il cuore, contano le idee».
Quanto a Calenda, Letta afferma: «Calenda, di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo».
E su Speranza: «È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò». È il rientro degli scissionisti di Articolo 1?
«È il segno dell’apertura della nostra lista».
Di Maio? «Tra le personalità che vengono dal M5S è la più influente e con lui sicuramente continuerà il dialogo già aperto».
Quanto a Renzi, «parleremo con tutti», dice Letta.
Anche con i ministri ex Forza Italia? «Certo. Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l’incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti. Meritano apprezzamento», risponde Letta.
L’auto definizione di partito progressista è la più esilarante delle affermazioni
E tragica. Purtroppo.