M5S, Di Maio: “La strategia di Conte è di eleggere Conte”

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“Il M5s noi continuiamo a chiamarlo partito di Conte perché è rimasto solo lui. Ormai non c’è più nessuno, ci sono persone con cui abbiamo fondato il Movimento 5 stelle tanti anni fa con cui siamo agli antipodi, non la pensiamo più allo stesso modo su nulla eppure anche loro sono stati messi alla porta da Conte”.

Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nel corso di una conferenza stampa alla Camera insieme a Bruno Tabacci e al responsabile di Rete Nazionale Civica Alessio Pascucci.

“Ci sarà un motivo per cui quel partito continua a perdere consensi. Conte I, Conte II e Conte nel Governo Draghi? Sono diversi Conte che ruotano sempre attorno a Conte”, ha aggiunto.

Di Maio, ‘Calenda inaffidabile’

“Il problema non sono i punti in comune di una programma, il problema vero è la credibilità, l’affidabilità. Calenda per un anno e mezzo ha invocato l’unità per sostenere il governo Draghi; ha detto che i patti sono sacri; ha criticato Conte, Berlusconi e Salvini che hanno buttato giù il governo Draghi e poi anche Calenda non mantiene i patti: martedì ha stretto la mano a Letta e la domenica se ne è andato. Calenda non è affidabile”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e fondatore di Impegno Civico, Luigi Di Maio, nel corso di una conferenza stampa alla Camera.

Di Maio, spero che Calenda si porti via i veti imposti

“Non abbiamo ancora affrontato la questione dei nomi nelle caselle per gli uninominali, io mi auguro che l’uscita di Calenda da questa coalizione si porti con sé i veti che ha imposto. Io non ho risposto agli attacchi di Calenda, in nome del draghismo contro il ministro degli Esteri del governo Draghi. Mi hanno insegnato che contro i bulli è meglio porgere l’altra guancia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, durante una conferenza stampa in corso alla Camera.

M5s: Raggi, io candidabile ma mio no è per future alleanze

“A tutti coloro che mi hanno chiesto il motivo della non candidatura alle parlamentarie. Inizio col dire che secondo le nostre regole interne, quella del doppio mandato e del mandato Zero, ritengo che sarei stata perfettamente candidabile”. Lo scrive su Fb Virginia Raggi spiegando i tre motivi per cui non l’ha fatto. Tra questi, la sua “contrarietà verso le alleanze strutturali e i campi progressisti con i partiti tradizionali e ad oggi non potrei dire con certezza quali saranno, nei prossimi cinque anni, i nostri futuri compagni in Parlamento”.

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