Attentato a Mosca, la figlia di Aleksandr Dugin morta in un attentato

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La commentatrice politica Daria Dugina, figlia del filosofo russo filo Putin, Alexander Dugin, è morta ieri sera intorno alle 21,45 locali a bordo dell’auto su cui viaggiava, esplosa alla periferia di Mosca.

Lo ha riferito l’agenzia di stampa statale russa Tass.

Secondo le prime informazioni – si legge su Ansa.it – la donna era alla guida di una Toyota Land Cruiser Prado di proprietà del padre sulla quale non c’erano altri passeggeri. Dopo la deflagrazione – hanno raccontato alcuni testimoni – l’auto si è rovesciata ed è finita fuori strada. Il corpo carbonizzato (e irriconoscibile) della vittima è stato recuperato dai soccorritori giunti sul posto. In alcuni video – diffusi in rete – si vede Dugin disperato, con le mani nei capelli, a pochi metri dall’auto in fiamme.

A Mosca gli investigatori hanno aperto un’indagine criminale sull’uccisione di Darya Dugina. Gli stessi inquirenti del Dipartimento investigativo della capitale russa, che indagano anche per la modalità con la quale è stato compiuto l’attentato, che ha messo in pericolo altra gente, hanno dichiarato che, dai primi accertamenti, appare probabile che sulla Toyota Land Cruiser fosse stato “piantato un ordigno esplosivo”

Chi è Dugin

Riportiamo da Wikipedia:

«Dugin è il principale ideologo dell’eurasiatismo contemporaneo (neo-eurasiatismo), che avrebbe coniugato il tradizionalismo integrale, principalmente di René Guénon e Julius Evola, con il pensiero di Martin Heidegger, contribuendo a un nuovo “tradizionalismo russo”., la sua ideologia viene giudicata simile a quella fascista avendo come obiettivo una Russia radicalmente nuova, ultranazionalistica (sebbene non etnocentrica), se non il mondo e l’Europa orientale.. Il suo libro La quarta teoria politica pubblicato nel 2009 contiene la sintesi del suo pensiero.

Secondo Dugin le forze della civiltà occidentale liberale e capitalista rappresenterebbero quella che gli antichi Greci chiamavano ὕβρις (hybris), “la forma essenziale del titanismo”, dell’anti-misura emergente dalla Terra, che osteggia il Cielo che “è la misura—in termini di spazio, tempo, essere” (“Terra” e “Cielo” intesi come poli cosmologici). In altre parole l’Occidente sintetizzerebbe “la rivolta della Terra contro il Cielo”. Il pensiero dughiniano è permeato da uno slancio escatologico per cui, nelle sue parole, “una volta che il Cielo reagisce, gli dei restaurano la misura”. A quello che Dugin definisce universalismo atomizzante o “unipolarismo” omologante dell’Occidente, egli contrappone un universalismo apofatico o “multipolarismo”, imperniato in un “Uno” come quello di Platone che si fletterebbe nella molteplicità degli esseri e dei loro modi di esistere, e che si esprime nella politica dell’idea di “impero”.

Dugin ha stretti legami con il Cremlino e le forze armate russe, avendo servito come consigliere del presidente della Duma di Stato, Gennadij Seleznëv, e del membro di spicco di Russia Unita, Sergej Naryškin. Per questi motivi la stampa lo ha soprannominato “il Rasputin del Cremlino” e “l’ideologo di Putin” descrivendolo come un suo consigliere o ispiratore filosofico, sebbene abbia criticato le sue collaborazioni con l’Occidente.

È inoltre noto anche al di fuori della Russia per aver teorizzato la creazione di un “impero eurasiatico” in grado di combattere l’Occidente guidato dagli Stati Uniti d’America. A tal proposito è stato l’organizzatore assieme ad Ėduard Limonov, e il primo leader dal 1993 al 1998, del Partito Nazional Bolscevico, e successivamente del Fronte Nazionale Bolscevico e del Partito Eurasia, trasformatosi poi in associazione non governativa. L’ideologia eurasiatista di Dugin mira all’unificazione di tutti i popoli di lingua russa in un unico paese attraverso lo smembramento territoriale coatto delle ex–repubbliche sovietiche. Anche per questo le sue posizioni politiche sono state definite come “rivoluzionarie-ultranazionaliste” o “fasciste”».

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