«Ad oggi Giorgia Meloni, da parlamentare, ha guadagnato circa 2,6 milioni di euro. Niente male. Quanti appartamenti ci si comprano? A questo vanno aggiunti i 172.000 euro maturati come assegnodi fine mandato (la liquidazione dei deputati e senatori, 43.000 euro a legislatura). Eppure osa definire il reddito di cittadinanza metadone di Stato. Ho scritto questo pezzo sul tema. Non credete alla propaganda».
Così su Facebook Alessandro Di Battista condividendo il link ad un suo articolo per l’Indipendente.
Nel pezzo, l’ex deputato sottolinea: «Tutt’ora i parlamentari hanno a disposizione uffici pagati, utenze pagate, telepass, diarie corpose (fino a 4000 euro al mese per vivere a Roma 2,3 al massimo 4 giorni alla settimana). Hanno oltre 3600 euro di spese di esercizio del mandato con i quali pagano i collaboratori. Tuttavia, possono pagare micragnosi stipendi ai portaborse e tenersi metà del rimborso senza dover rendicontare le spese. Inoltre, al termine della legislatura, anche ai furbetti, agli imboscati, viene accreditato l’assegno di fine mandato, una cospicua liquidazione che ammonta a circa 43.000 euro a legislatura».
«Giorgia Meloni, colei che parla di metadone di Stato riferendosi al reddito di cittadinanza, avendo alle spalle quasi quattro legislature ha accumulato la bellezza di 172.000 euro solo di TFR. Niente male. Casini, se dovesse esser trombato alle prossime elezioni (cosa difficile, dato che un posticino al sole lo trovano sempre) riceverà 440.000 euro di liquidazione», ha scritto ancora Di Battista, che ha poi domandato: Non è uno spreco intollerabile se si considera già la sostanziosa indennità che percepiscono? Costoro hanno mai chiesto al proprio partito di rifiutare i bonifici relativi ai rimborsi elettorali, il famigerato finanziamento pubblico alla politica bocciato dal popolo italiano con il referendum del 1993? I quasi 2,5 miliardi di euro intascati dai partiti in barba alla volontà popolare non erano metadone di Stato?».