Anche Alessandro Di Battista interviene nel dibattito sulla parodia dello spot elettorale dem, ma lo fa attaccando Carlo Calenda che per primo ha ‘riscritto’ ironicamente quei manifesti. L’ex deputato del M5s posta quindi una foto del leader di Azione con la scritta “Non mi alleerò con Renzi” e, accanto, un altro Calenda e la scritta “Mi alleerò con Renzi”, aggiungendo il logo del partito di Calenda e usando lo slogan del Pd, ‘Scegli’. Quindi rivolgendosi all’ex ministro scrive: “Ti permetti di dare lezioni di coerenza agli altri? Mamma mia le natiche al posto delle guance!
Calenda, ‘Italia ce la farà? Certo, ma penso si farà molto male’
“Certo che l’Italia ce la farà. E’ sopravvissuta a tante cose. Il problema è quanto male si fa all’Italia e penso che si farà molto male e lo vedremo già nelle prossime settimane. E’ andato di moda il ‘vaffa’ dei 5 Stelle ed è stato un disastro, poi ‘prima gli italiani’ di Salvini ed è stato un disastro e ora va di moda la Meloni… ma c’è una costante: la mancanza di esperienza nell’amministrazione, il sapere come funziona un’azienda. Poi l’Italia sopravviverà a tutti noi”. Così Carlo Calenda a L’Aria che Tira su La7 sulla parole di Mario Draghi secondo cui qualunque sarà il vincitore alla prossime politiche, l’Italia ce la farà.
Calenda: a Roma forte sistema potere Pd, nutrito da intrecci
“A Roma c’è un fortissimo sistema di potere del Pd alimentato da intrecci giganteschi. A Roma come al Governo dobbiamo gestire. Noi non proporremo per il Governo chi non ha competenze”. Così stasera Carlo Calenda a Viareggio (Lucca) agli ‘Incontri del Principe di Piemonte’ intervistato da Stefano Zurlo parlando della Capitale. “La sindaca Raggi a Roma aveva preso il 70% – ha anche detto – e mi dissero che l’avevano votata perché erano arrabbiati. Ma hanno consegnato la Capitale a una persona improponibile”. “Io sono stato manager privato in grandi aziende – ha aggiunto – ma quando sono stato al Governo pensavo che avrei avuto difficoltà ed ero molto umile, mentre personaggi come Di Maio hanno avuto l’arroganza di chiedere più ministeri senza avere una preparazione minima”. Ma ora la situazione a Roma com’è? “Serve un piano industriale su dove intervenire”.