“Avrei voluto un confronto, lui ha preferito tentare una sorta di ritorno alle origini del Movimento, senza aprirsi all’esterno, pur di costruire un partito intorno alla sua leadership. Farà i conti con il risultato elettorale: la sua strategia non sarà sufficiente per il futuro. Io, comunque, sono disponibile a interloquire con tutti”.
Così Michele Santoro parlando di Giuseppe Conte in un’intervista concessa a La Stampa.
Il suo ultimo libro, in uscita domani, si intitola “Non nel mio nome” ed è un atto di accusa “che penso sia condiviso da tanti cittadini, umiliati e abbandonati dalla politica”, ha detto il conduttore, che al quotidiano torinese ha spiegato: “Nel sistema politico non riesco a trovare nessuna forma di rappresentanza, non c’è nessuno che si opponga in modo credibile alla guerra”.
La guerra in Ucraina “è un tema che è stato completamente rimosso per affermare il principio che non possiamo fare nulla di diverso da quello che stiamo facendo. Assistiamo a un’immane distruzione e continuiamo a sprecare risorse sulle armi, convinti che non sia possibile una soluzione politica. Si va avanti con un atlantismo di maniera, come fa il segretario del Pd, senza prendere il toro per le corna”, ha affermato ancora Santoro, secondo il quale “è stato un errore portare il Paese al voto così rapidamente. Si poteva trovare una soluzione per andare avanti altri 2 o 3 mesi con Draghi. Sono rimasto molto deluso dalla scelta del presidente Mattarella, che pure ammiro: costringere gli italiani a votare in queste condizioni è un colpo basso”. Inoltre, “non si è permesso a nuove forze politiche di partecipare, anche impedendo la raccolta delle firme digitali. Tutto a vantaggio dei partiti esistenti”.
“Credo che in Italia si avverta forte l’esigenza di un partito che non c’è, che sappia rappresentare le persone partendo dalle loro condizioni di vita. Non voglio fondare nulla, ma provare a rispondere a questa domanda e verificare la possibilità di aggregare chi si sente come me”. Come? “Abbandonati alla periferia della politica, così da non poter interferire con il potere. Umiliati nell’esercizio del nostro diritto fondamentale, espropriati della possibilità di scegliere i nostri rappresentanti, indicati dai partiti senza tenere in alcun conto i territori. Mi sento come se avessi subito un furto in casa”, ha detto il giornalista.