Conte a Meloni: “Il presidente del Consiglio’? Sissignora, ma come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette?”

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“Sissignora! Gradiremmo sapere da Palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che ‘il’ presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio”. Così il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte su Twitter ironizza sulla comunicazione di Palazzo Chigi in merito al modo in cui chiamare ‘il presidente del Consiglio Giorgia Meloni’.

Governo, Meloni: “Potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”

“Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”. Così scrive sui social Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei ministri. “Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio. Fate pure – precisa -. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio”.

La nota di Palazzo Chigi: “L’appellativo da utilizzare è: Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni”

“A tutti i ministeri

Gabinetto

ROMA

Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni”

Il Segretario Generale: Carlo Deodato”.

Questo il testo della circolare inviata da Carlo Deodato, nuovo segretario generale della presidenza del Consiglio, a tutti i ministeri.

Linguista Della Valle (Treccani): “Stando alla grammatica, Meloni deve essere chiamata ‘la presidente’”

La linguista Valeria della Valle, condirettrice del Dizionario della Lingua Italiana Treccani, in un’intervista all’Adnkronos ha spiegato: «Se vogliamo stare alla grammatica e all’aggiornamento della lingua italiana, Giorgia Meloni deve essere chiamata ‘la presidente’ visto che appartiene al genere femminile così come diciamo la giudice, la rettrice. Questa è la risposta linguistica».

Sotto il profilo invece della consuetudine sociale, ha osservato la studiosa, «se la presidente vuole essere chiamata in questo modo ne ha tutto il diritto. Così come ne ha diritto la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi che rifiuta di essere chiamata direttrice d’orchestra e vuole essere chiamata direttore. Mai una persona che fa il mio mestiere direbbe che va imposto un uso al posto di un altro. Dico solo qual è la forma che rispetta la lingua italiana. Se poi alcune donne rifiutano queste regole ne hanno tutto il diritto. In Italia, durante il fascismo, c’è stata una politica linguistica. Ora, invece, non siamo nel fascismo: se queste persone amano essere declinate al maschile è una loro scelta personale e ideologica che non corrisponde all’uso grammaticale».

Il fatto di declinare al maschile o al femminile una carica, ha detto ancora la linguista, «è una consuetudine. Probabilmente tra cinquant’anni non faremo più questi discorsi perché si dirà normalmente la presidente, la giudice, la ministra e la sindaca. Ci vuole tempo».

Quanto all’uso dell’espressione ‘Sovranità alimentare’ per indicare il nuovo ministero risente «probabilmente dell’influenza del corrispondente ‘Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire’ francese. Del resto questa espressione era già in uso da tempo, anche da parte della sinistra, per indicare il principio in base al quale le nazioni devono poter definire una propria politica agricola e alimentare in base alle proprie necessità», ha spiegato Della Valle.

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